In apertura, Bowie mentre si prepara il trucco nella sua suite d’albergo prima di un improvvisato servizio fotografico a Parigi (1976) © Andrew Kent
Non è più lo scintillante Ziggy Stardust, ma un esile aristocratico in gilet nero e camicia panna quello che sale sul palco del Pacific Coliseum di Vancouver, in Canada, il 2 febbraio 1976. È il nuovo volto di David Bowie: il Duca Bianco, uomo sobrio e raffinato che per vestirsi predilige il colore della sostanza stupefacente di cui faceva uso all’epoca. A metà degli anni ‘70 il cantautore britannico affronta un momento decisivo di trasformazione che viene raccontato attraverso gli scatti inediti di Andrew Kent nella mostra David Bowie: the passenger, fino al 29 gennaio al Pan di Napoli.
David Bowie live a Berlino (1976) © Andrew Kent
L’esposizione accende i riflettori sul periodo intenso che l’artista londinese vive in occasione dell’Isolar tour per presentare l’album Station to station con 66 concerti in quattro mesi tra Canada, Stati Uniti ed Europa. Kent, divenuto fotografo ufficiale del cantante, documenta da una prospettiva privilegiata il suo tour europeo, comprendente 25 tappe. Tra esibizioni sul palco, viaggi in nave e treno, pause in hotel ed esplorazioni delle città attraversate e dei loro luoghi più rappresentativi come la Piazza Rossa a Mosca, Victoria Station a Londra o il Muro tra Berlino Est e Ovest.
Bowie passeggia per la Piazza Rossa di Mosca (1976) © Andrew Kent
La tappa tedesca si rivela cruciale per Bowie: lì, nei tre anni successivi, nasce l’acclamata trilogia berlinese, con gli album Low (1977), Heroes (1977) e Lodger (1979). E l’artista stringe un più stretto legame con un altro mostro sacro della musica, Iggy Pop, con cui condivide la permanenza nella città tedesca, un viaggio a Mosca – documentato sempre da Kent – e fertili collaborazioni artistiche, come per il brano The Passenger (1977).
David Bowie legge un libro nel suo letto durante una rara mattinata tranquilla nella sua suite in un hotel di Parigi (1976) © Andrew Kent
Numerosi sono anche i ricordi personali del fotografo, che accompagnano il percorso espositivo costellato da 60 immagini in bianco e nero e a colori, riproduzioni di abiti di Bowie, cimeli del tour e poster dei film in cui recitò. Oltre a copertine di album e riviste, ricostruzioni di ambienti simbolici del viaggio europeo e alcuni memorabilia da diverse collezioni private.
Articolo tratto da La Freccia
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