In apertura un estratto della copertina di Demetra
Tenedle sbarca in tutti i negozi e piattaforme di streaming digitale con l’ottavo disco della sua carriera: Demetra. Un viaggio meditativo nel quale l’artista fiorentino esalta, con le sue melodie, una nuova consapevolezza umana e artistica, varcando la soglia dello spazio temporale con delle canzoni d’autore contemporanee. Tredici brani, tredici nuove esperienze che confermano l’eclettismo di Tenedle attraverso un lavoro di pura sperimentazione artistica e arricchito dalla sua voce avvolgente.
Ospite ai microfoni di FSNews Radio, il cantautore torna con un lavoro discografico volto non solo a rilanciare la sua innata dote da pop colto, ma a sottolineare la sua indipendenza artistica e quello spirito di ricerca che da sempre accompagna la sua produzione musicale. Quelle che regala al pubblico sono canzoni sospese nel tempo, legate da una sorta di fuoco elettrico vivo e da una visione fuori dagli schemi convenzionali.
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Tenedle
L’artista sul nuovo album: «Cercavo elementi che rappresentassero la natura ma in senso più drammatico rispetto alle icone legate a quelle della Dea Demetra, che spesso viene rappresentata in scene pastorali. Demetra è innanzitutto la versione femminile del mio nome, Dimitri, perfetta per costruire un tetto sotto il quale riappropriarmi della mia parte femminile, stavolta per scrivere cose mie, senza l’aiuto della Dickinson, per esempio. La ricerca e gli studi sulle antiche culture matriarcali mi hanno ricondotto al mito di Demetra Dea e tutte le possibilità che ancora offriva per scrivere di oggi. Tutto ha cominciato ad avere senso. Con una parola che riconduceva anche alla mia idea sonora iniziale, la ciclicità, elemento femminile per antonomasia. Che nessuno si aspetti un disco che celebra un mito greco ma la mitologia è assolutamente ancora capace di ispirare, anche ai tempi del metaverso. Avevo bisogno di luoghi meno terrestri per legare il titolo anche ad un messaggio visivo di pericolo, in relazione con il nostro comportamento verso il pianeta, la nostra stessa sopravvivenza, la follia autodistruttiva delle guerre e della corsa irrefrenabile all’iper produzione. Alla fine ho trovato gli elementi, i colori e le forme giuste, si avvicinavano alle visione, e come sempre mi hanno sorpreso. Il contrasto tra terrore e poesia era quello che cercavo così le figure bianche di Demetra sulla copertina e le altre in fuga».
La copertina dell'album Demetra
Il poliedrico compositore, oggi in una veste più meditativa e responsabile, presenta al pubblico un album che possiamo definire come una sorta di ritorno alla discografia consapevole, matura, che accoglie e che rilancia il passato. Una nuova avventura a cinque anni dall’apprezzatissimo album Traumsender.
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