La Freccia incontra Luca Mazzà, direttore di tutti i giornali Radio Rai e della rete Radio Rai Uno. Media di informazione e intrattenimento, ma anche istituzioni pubbliche, la nostra Rai e la sua emittente radiofonica hanno accompagnato e suggellato alcuni passaggi storici dell’Italia del ‘900, echeggiando già nelle case dei nostri nonni.

Il primo new media del XX secolo, dopo anni di declino, sta conoscendo una nuova giovinezza. Perché?

Le ragioni sono molteplici. Ma prima di tutto perché è un mezzo avvertito come molto familiare e che consente al radioascoltatore di diventare anche protagonista.

Quello che un po’ tutti cercano con i social…

Esatto. Infatti ho coniato un claim, ripetuto più volte nel corso della giornata: “Con Radio1 il protagonista sei tu”. Perché la grande forza della radio, in questi tempi in cui c'è molta voglia di essere protagonisti, è che basta un telefono per partecipare alle trasmissioni.

Stiamo quindi parlando di un prodotto giornalistico interattivo, che parla, ascolta e fa parlare.

Sì, noi abbiamo trasmissioni come Radio anch’io, Zapping, Radio1 in viva voce, che vivono del contributo diretto degli ascoltatori. È qualcosa di impossibile in televisione, dove è auspicabile, se non proprio necessaria, una presenza fisica in studio. Mentre in radio tu alzi il telefono e sei già protagonista. La radio beneficia di questo rapporto di vicinanza totale con l'ascoltatore, che, quando ne ha voglia, entra direttamente nel suo programma ed esprime così la voglia di rappresentarsi e dire la sua, proprio come sui social.

Potremmo dire che certe istanze non sono una novità, penso alle lettere al giornale. Alcuni media riescono a esaudirle con maggiore immediatezza, altri meno.

Ecco, la radio ci riesce bene, con successo, e non da ora. Basti pensare alle dediche musicali che consentono al radioascoltatore di intervenire anche nella programmazione, scegliendo il brano da mandare in onda. Tutto questo fa della radio un mezzo estremamente attuale e al passo con i tempi.

Poi c’è anche il fatto che la radio non richiede un impegno totalitario, come la lettura o la visione di un programma televisivo. Si ascolta in auto, guidando.

Ma la radio ha anche un’altra forza e capacità, sulle quali io ho molto puntato, raccontare l'Italia in diretta. Perché la radio è il mezzo più immediato per raccontare gli eventi. È sufficiente mettersi in contatto telefonico con il testimone di un avvenimento, dal vigile del fuoco a un insegnante, per avere informazioni immediate, di prima mano, e persino la cronaca in diretta di quanto sta accadendo o è appena accaduto. Ecco, qui il radioascoltatore diventa cronista.

Spetta poi al giornalista, partendo dal mero racconto, ricucire i fatti e interpretarli. La cronaca non basta, sei d’accordo?

Le nostre trasmissioni di approfondimento servono a questo. La mia ambizione sarebbe poter raccontare, 24 ore su 24, l'attualità, quello che sta accadendo in ogni momento. Insomma, l’Italia in diretta. Capisco che è difficilissimo, forse impossibile, ma proprio a questo obiettivo tende il mio lavoro. Così nel nostro palinsesto abbiamo molto accentuato la sinergia tra i contenitori e gli appuntamenti informativi tradizionali, i giornali radio. Perché è proprio così che tutta l'attualità può entrare con forza nei nostri contenitori. I quali hanno una loro sceneggiatura e un canovaccio già definiti, ma sono pronti a buttarli subito all'aria per raccontare e riflettere su quel che succede. Senza che si tratti necessariamente di un grande avvenimento. Basta una storia emblematica, o di una certa rilevanza per il territorio.

Con quali altri strumenti la radio combatte la concorrenza degli altri media?

Oltre al privilegio di poter essere presente in tempo reale sui fatti, la radio ha una grande forza suggestiva ed evocativa, lascia tanto spazio all'immaginazione e all'elaborazione personale di chi ascolta. Insomma, ti stimola, non la subisci mai del tutto passivamente, anzi, ti sollecita sempre alla ricerca di trame che puoi costruirti tu.

Però, quando si tratta di informazione, lo spazio da lasciare all’immaginazione credo debba azzerarsi.

Certo, anche se a informarti è una voce, con un suo particolare timbro, e in chi ascolta resta comunque il desiderio o il tentativo di figurarsi il volto dello speaker. Ma è chiaro che l’obbligo dei nostri GR è informare e dare le notizie principali del giorno. È l’obiettivo prioritario non disgiunto da altri due, altrettanto fondamentali: individuare le giuste priorità e costruire un filo rosso che consenta al giornale di apparire come la narrazione di una giornata e non la pura elencazione di fatti e notizie del tutto scollegate tra loro.

La redazione di Radio anch'io

Non è sempre semplice…

L'abilità sta nel trovare quel fil rouge e creare un racconto che contestualizzi le notizie, le inquadri e tenga insieme i fatti anche quando sono tra loro eterogenei, e dalla cronaca si passa alla politica e all’economia. Per questo credo molto negli approfondimenti, nelle schede esplicative, usate soprattutto quando parliamo di temi economico finanziari. E ai cosiddetti “raddoppi”.

Cioè?

Cerco sempre, rispetto al resoconto di un evento, di legargli un pezzo di background, in modo da far capire di quale fenomeno stiamo parlando e come quel fatto si inserisca in un contesto più ampio la cui conoscenza ne aiuta la comprensione. Perché non appaia tutto frammentato, casuale.

Un unico direttore per tre GR nazionali non rischia di omologarli e renderli tutti simili fra loro?

No, perché una nostra missione è proprio differenziare il GR1 dal GR2 e dal GR3. C'è un’attività molto articolata e complessa della redazione che lavora in tal senso, salva-guardando allo stesso tempo gli obblighi informativi del servizio pubblico.

E cosa differenzia i tre GR Rai?

Ecco, il GR di Radio1 è il più istituzionale, con un palinsesto che ruota intorno ai temi della politica, dell’economia e degli esteri. Quello di Radio2 privilegia di più la cronaca e il costume. Abbiamo tolto i titoli di testa, entra direttamente il conduttore che anticipa subito le principali notizie e poi scegliamo quella di apertura, che riteniamo abbia maggiore rilevanza quel giorno e debba essere approfondita. Il notiziario di Radio3, di una radio fortemente identitaria e culturale, è pensato per un pubblico che si immagina con un palato più sofisticato. Qui facciamo molta informazione di economia ed esteri.

Hai dalla tua un’ottima squadra di professionisti, immagino. Perché un allenatore senza buoni giocatori o un direttore d’orchestra senza buoni musicisti va poco lontano.

Certo, e sono convinto che l’informazione Rai, e quella radiofonica in particolare, costituisca un’eccellenza. Qualità che prescinde, beninteso, dalla mia direzione pro tempore. È un servizio pubblico realizzato da grandi professionisti ben consapevoli del loro ruolo.

Che in quest’epoca di giornalismo fai da te, sul web e sui social, è essenziale e comporta grandi responsabilità.

Sì, ora che ci confrontiamo con un'informazione di prima mano, immediata e disintermediata, c'è un valore aggiunto nell'approfondimento, nella riflessione, nel commento, nell'opinione, nella ricostruzione. Il ruolo del giornalista vive in questa fase una grande valorizzazione e riscoperta e non solo per quella che è la verifica delle fonti e delle informazioni, in chiave anti fake news. Hai tante notizie che arrivano velocemente, ma fatichi a collegarle e a contestualizzarle, è lì che scatta la capacità di un giornale di andarle a raccontare e spiegare in un confronto di opinioni.

Confronto che costituisce un’altra prerogativa dell’informazione Rai che, per sua natura, dovrebbe essere super partes, oltre che didascalica.

La Rai è servizio pubblico e il servizio pubblico è confronto di opinioni. Questo c’è e deve esserci sempre. Credo non ci possa essere mai una lettura sola nel servizio pubblico, ma ci debbano essere sempre più letture: il pluralismo è l'altro punto di forza del servizio pubblico, tanto più della radio.

Insomma, questo è un faro per il direttore Mazzà, nonostante le prevedibili pressioni dei governanti di turno…

Per me è fondamentale fare un'informazione non schierata, equilibrata, pluralista, indipendente e assicurare un confronto libero di opinioni. Una rappresentanza alle opinioni più diverse.

Anche se questo può annoiare l’ascoltatore e minacciare i dati di audience?

È chiaro che i dati di ascolto e lo share sono importanti, ma c'è una funzione che viene prima, è quella di informare nel modo più corretto possibile. E poi sono convinto che una buona informazione, autorevole, sincera, indipendente e non faziosa crei ascolto e dia buoni risultati anche in termini di share e contatti.

Avrete anche altre strategie per conquistare attenzione e ascolti?

Abbiamo cercato nella nuova programmazione di proporre una serie di trasmissioni che andassero incontro al particolare mood dell'ascoltatore nei vari momenti della giornata. Per cui la mattina molto presto su Radio1 apriamo con un contenitore che si chiama Il mattino di Radio1. Va in onda dalle 5 alle 7 e offre informazioni meteo, sulla mobilità, poi notizie, rassegna stampa, il tutto con un linguaggio leggero. A metà mattinata realizziamo un altro programma, che è nel mood di chi sta andando a fare la spesa o commissioni. E così nel pomeriggio, dalle 18 alle 19, quando in molti ci ascoltano dalla macchina, spesso fermi in coda nel traffico del rientro, e a loro proponiamo argomenti anche più complessi e trattati in modo più analitico.

C’è poi il nuovo capitolo delle trasmissioni in digitale. Come vi state muovendo?

Sono già una realtà. Noi lavoriamo molto sul digitale, abbiamo diverse radio sul Dab (Digital Audio Broadcasting). Abbiamo potenziato, dallo scorso 1° aprile, l'informazione sportiva con una radio digitale tematica, Radio1 Sport. Perché la radio mantiene tutti i diritti sportivi più pregiati, dai campionati di calcio alla Formula Uno. Ora, grazie a questo nuovo canale, possiamo finalmente soddisfare tutta la grande richiesta di informazione sportiva, trasmettendo la radiocronaca di tantissimi eventi, anche minori, insieme ad approfondimenti e interviste. Ci sono poi altre radio digitali tematiche per le quali noi facciamo notiziari specializzati. È l’altra frontiera su cui stiamo lavorando.

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