Nella mia città, la colonna portante della stazione dei treni è Gino il bigliettaio. Del resto, ha reso servizio a tutti noi, anche nelle ore di punta, quando c’era la calca alla biglietteria e la gente sbuffava infastidita, temendo di perdere il treno. Ma lui, dietro il suo vetro, con calma serafica, accontentava tutti. E con la frase: «Ci vuole il tempo che ci vuole» metteva a tacere chi, scortesemente, gli chiedeva di fare più veloce. Questo suo autocontrollo invidiabile unito a una certa dose di sottile umorismo, hanno reso quell’uomo, con gli occhialetti tondi e i capelli radi, simpatico a tutti, me compresa. Un giorno d’ottobre umido ma soleggiato, l’ho trovato ai posti di comando col solito sorriso appena accennato e gli ho chiesto un consiglio veloce sul treno migliore per il viaggio che mi aspettava. Lui, che dopo 40 anni di lavoro conosce ogni convoglio e ogni stazione come se ci avesse viaggiato personalmente, mi ha raccomandato il tragitto più adatto e io, salutandolo, gli ho detto: «Ci vediamo la prossima settimana, Gino». «Non credo – mi ha risposto – perché fra tre giorni vado in pensione». La notizia mi ha abbattuto e ho piegato le spalle, incredula. La settimana dopo, al suo posto, c’era già un valido sostituto. Ma cosa volete che vi dica, a me manca Gino, le sue battute, le sue chiacchiere in pausa sigaretta e le sue braccia conserte mentre osserva i lavori in corso al binario due. Perché certe persone che hanno fatto la storia della tua vita non le vorresti mai salutare. Ma il viaggio, che inizi o finisca, deve pur continuare.

AnnaMaria Stellin comincia a scrivere racconti a sette anni. Ha pubblicato Il cappotto rosso nel 2015 e La cometa dei desideri nel 2017. Nel 2018 è uscito Il gioco dei numeri, un libro di approfondimento sul linguaggio matematico in rapporto alle relazioni umane.