È un momento inverosimile per tutti questo, specialmente per chi, come me, è abituato a viaggiare, a visitare borghi, città, parchi, isole. Una dimensione irreale e inimmaginabile. La “clausura”, purtroppo necessaria, in cui siamo da settimane mi fa sentire sempre di più la mancanza del contatto con la mia gente, la stretta di mano, l’abbraccio, la carezza a un bambino o a un centenario incontrato in un borgo sperduto della Sardegna e ben venga, speriamo non sia ancora lontana, la mega festa dell’abbraccio.

 

Mi manca, insomma, la nostra Italia! Un Paese che, lo sappiamo, è un tesoro inesauribile. Io ne so qualcosa. Da 40 anni e più lo attraverso in lungo e in largo e ogni volta ci trovo qualcosa di nuovo, qualcosa che ancora non avevo visto. D’altronde, l’Italia non è soltanto quella delle nostre splendide città, di Firenze, Roma, Venezia, Palermo, Napoli, Milano. Non è solo quella dei tantissimi beni patrimonio Unesco (materiali e immateriali): da Castel del Monte (BT) ad Assisi (PG), da Piazza Armerina (EN) alla Costiera amalfitana (SA).

 

L’inestimabile ricchezza dell’Italia si trova nei mille borghi incantati, nei paesi nascosti, negli eremi isolati e, forse soprattutto, in quello sterminato patrimonio di collezioni, musei, esposizioni sparso per la Penisola. Un esempio, in Piemonte, è Craveggia, con il tesoro custodito nella parrocchia del delizioso borgo della Val Vigezzo, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola. Una cittadina di 750 abitanti in uno dei tanti bacini che compongono la Val d’Ossola, o da essa si diramano, parte delle comunità limitrofe del Parco Naturale della Val Grande. Cosa ci potrebbe essere più lontano dall’eleganza di Parigi, dal lusso di Versailles? Eppure, chiedete a qualcuno del paese della settecentesca parrocchia dedicata ai santi Giacomo e Cristoforo. Da fuori sembra una normale chiesa valligiana ma, una volta entrati, un soffitto decorato in oro zecchino ci introduce degnamente a un tesoro inaspettato.

 

Per vie diverse e per vari secoli si sono conservati qui oggetti rari e magnifici provenienti dall’aristocrazia di Francia. Un ostensorio in oro, brillanti e ametiste fabbricato a Parigi, e libri antichi, arredi e paramenti tutti di fattura transalpina. A una parete, un ciclo di dipinti su tavole di rame viene direttamente dalla Cappella Reale di Versailles. In una teca c’è il drappo mortuario di Luigi XIV, il famoso Re Sole, ricamato in oro e argento di Gobelin. Un piviale da parroco di campagna, in una sorta di strano e incredibile contrappasso, è ricavato con parti dell’abito da sposa di Maria Antonietta, la sfortunata regina dei francesi. Tutto frutto del lavoro e della tradizione secolare di abili artigiani locali chiamati alla Corte di Francia per la loro bravura e competenza. Dove lo trovate un posto così se non in Italia?

Tuscania

A Tuscania (VT), una delle più belle città del Lazio, c’è un piccolo Museo archeologico, poco conosciuto: un lungo percorso fatto di ceramiche etrusche, sculture romane, mosaici. Qui si trovano le tombe della famiglia Curunas, splendidi sarcofaghi con coperchi dalle realistiche fattezze del defunto. Il museo ha la sua sede nel convento francescano della chiesa di Santa Maria del Riposo ed è dotato anche di un fantasma etrusco che nella notte si palesa fra le sale. Così, almeno, sostiene qualcuno. 

 

A Foligno (PG), c’è il Museo della Stampa con la prima edizione della Divina Commedia a caratteri mobili. A Pietrarsa, a una ventina di minuti di treno dalla Stazione di Napoli Centrale, c’è il Museo Nazionale Ferroviario per chi vuole fare un tuffo nella memoria fra treni e vagoni noti e meno noti. Un’isola sognata da tutti, Lampedusa (AG), con il suo mare incontaminato, le spiagge ancora selvagge considerate dai giornali americani tra le più affascinanti al mondo. Un vero paradiso made in Italy. Insomma, un patrimonio artistico e naturale inestimabile che ho provato a descrivere, solo in piccola parte, nel mio ultimo libro Il Paese dei mille paesi.

 

Oggi, senza chiudere gli occhi, mi vengono in mente persone, vie, palazzi, chiese. Anche se bloccati nelle nostre case, i ricordi, i libri, le foto ci aiutano a rivedere la nostra Italia. E insieme a questi, le tante iniziative che nelle ultime settimane stanno provando a farci sentire vicini i luoghi più lontani.

Penso ai musei virtuali italiani che oggi ci permettono di passeggiare nelle sale momentaneamente chiuse. I Musei Vaticani, la Pinacoteca di Brera sono ora a portata di click e le Scuderie del Quirinale hanno addirittura deciso di regalarci qualche capolavoro della mostra di Raffaello purtroppo momentaneamente sospesa. Serve tenere viva la memoria del nostro patrimonio, ed è bello potersi godere l’Italia a casa propria. Aiuta a superare i momenti difficili. Io la chiamerei un’Italia da sogno. Quella che immaginiamo ogni giorno, che ci aiuta a tirare avanti.

 

La memoria che teniamo viva è già il futuro: una meravigliosa speranza per il tempo che verrà. Perché quando finalmente potremo tornare a muoverci, tutto questo tempo non sarà stato inutile. Ci riverseremo, con ancora più entusiasmo, nelle nostre città d’arte dopo averle desiderate per così tanto tempo. Goethe, nel suo celebre Viaggio in Italia, raccontando della sua visita a Roma, ricordava di aver passato tutta la vita a guardare le immagini delle bellezze del Paese, nei dipinti della casa paterna, nei libri universitari, nelle copie studiate, desiderando ardentemente una sola cosa: vederle dal vivo. Per noi, per la prima volta sarà così. Abbiamo dato un po’ per scontate le meraviglie di casa nostra perché le sentivamo a portata di mano. Dopo il forzato allontanamento, vedere un paese, un borgo, una piazza sarà davvero come realizzare un sogno.

 

Ripartiremo su un treno per raggiungere la meta che più ci affascina. Da sempre, da quando l’Italia è diventata una nazione, sono i treni che ci hanno accompagnato in ogni angolo del Paese, facendoci godere, in tutta comodità, la bellezza del viaggio. È questo il futuro che immagino, un futuro che fortunatamente appare sempre più vicino e sempre più a portata di mano. Perché l’Italia non può vivere senza il suo turismo, che non è solo il rito della vacanza, delle spiagge affollate, delle file ai musei. Turismo non è solo un settore economico di svariati miliardi di euro, ma una parte essenziale della vita del Paese, fatta di scambi, contatti, conoscenze, amicizie. Turismo è viaggiare e viaggiare è essenziale a vivere. Così il futuro lo immagino su un Frecciarossa, comodamente seduto, in attesa di raggiungere la destinazione che ho tanto desiderato in queste settimane. Con in testa e nel cuore l’orgoglio per la prova che questo Paese ha saputo superare, rispettando le regole e stringendosi intorno al personale medico e infermieristico che ci ha permesso di poter ancora sognare l’Italia del futuro.

Uno scorcio dell’isola di Lampedusa

Osvaldo Bevilacqua: giornalista professionista, da oltre 40 anni è autore e conduttore del programma televisivo Sereno variabile, detentore di cinque Guinness mondiali come Travel show di più lunga durata. Autore di diversi libri, tra cui Il Paese dei mille paesi per Rai Libri, ospita sulla sua pagina Facebook i video di Casa Osvaldo, realizzati per portare un po’ di serenità nelle case degli italiani durante l'isolamento causato dal coronavirus