La Costa Viola (RC) e l'imbocco dello Stretto di Messina © Daniele Riefolo

Al viaggiatore la Costa Viola riserva sempre delle sorprese. Non può che trattenere un’esclamazione di meraviglia, consapevole che sta per riscoprire il perpetuarsi di un miracolo della natura. Colori, suoni, sapori di due terre antiche e affascinanti, ricche di storia, miti e leggende: l’Enotria e la Trinacria. Sembra di vivere quasi un’avventura dove all’emozione che nasce alla vista dei verdi terrazzamenti, veri balconi sul mare calabrese, si alterna lo stupore incantato per la seducente suggestione del mare cristallino della costa che guarda le Isole Eolie, obbligato imbocco per lo Stretto di Messina. Scenario naturale in cui ogni anno, da maggio a settembre, si pratica con modalità uniche al mondo la caccia al pesce spada.

 

A maggio l’ambita preda è in amore, passa dallo Stretto nella sua migrazione verso Sud, seguendo la Costa Viola nel tratto tra Villa San Giovanni e Scilla (RC). Risale poi, da inizio luglio, passando invece davanti alla costa di Ganzirri (ME), dove è possibile avvistare anche qualche aguglia imperiale, ed è lì che i pescatori si batteranno in cerca del loro bottino. Oramai sono rimasti in pochi a formare gli equipaggi delle “passerelle”, le tipiche imbarcazioni a motore che hanno sostituito il luntre a remi, il cui ultimo esemplare è custodito ed esposto in una sala del Castello Ruffo di Scilla. In uno scenario leggendario e mitologico – Omero per primo ne cantò i vorticosi flutti e le tragiche mostruose gesta di Scilla e Cariddi – uomini e pesci sono pronti a ingaggiare un particolare duello.

La passerella, tipica imbarcazione usata per la caccia al pesce spada © Daniele Riefolo

All’alba di ogni mattina inizia la caccia al pesce spada (dal greco - xifías) con le passerelle che raggiungono la zona di pesca, divise in “poste” già assegnate. Anticamente, a supportare la battuta di caccia del luntre, gli avvistamenti del pesce pelagico avvenivano da terra, dall’alto dei terrazzamenti della Costa Viola sorretti dai muretti a secco (armacie), oggi Patrimonio Unesco. Si tramanda che furono i contadini i primi ad ammirare gli affioramenti e i salti d’amore della coppia di pesce spada (paricchia), segnalandoli così ai pescatori. Dapprima indicando la direzione della preda da catturare con lo sventolio di bandiere bianche, poi, nel tempo, con cantilene ritmate che echeggiavano dalla vedetta (bandiaturi) posta a terra.

 

Negli anni la vecchia barca a remi è stata sostituita dalla passerella, che prende il nome dal lungo ponte. Una moderna imbarcazione a motore di 12 metri che solo nel mare dello Stretto è possibile ammirare. La caratteristica passerella – di circa 20 metri di lunghezza – consente al pescatore armato di fiocina (u 'llanzaturi) di catturare l’ambita preda individuata dall’avvistatore di bordo (u falerotu), in piedi sull’antenna alta circa 30 metri e che dirige la rotta con il suo timone ben impiantato in cima.

La passerella di 20 metri da cui prende nome l'imbarcazione © Valentina Catanese

Fantastiche sfide in uno scenario magico. La Costa Viola, incastonata tra vigneti di zibibbo e agrumeti del pregiato limone sfusato, si riflette sulle acque del basso Tirreno reggino, trasformandosi in palcoscenico mentre si perpetua l’incredibile duello tra il pesce spada e l’abile fiocinatore. Entrambi recitano un vecchio copione, sempre lo stesso, antico nella tradizione: l’uomo nel misurarsi in destrezza da pescatore armato di fiocina (u ferru), il pesce nel fuggire alla cattura per continuare a dominare lo Stretto. Un duello per la sopravvivenza, senza contraddizioni di sorta: da un lato sfamare intere famiglie di pescatori, dall’altro salvarsi per mantenere la specie. Una volta preso, il più misterioso dei riti resta la "cardata da cruci": con le unghie si incide la guancia destra del pesce spada lasciando un segno di croce multiplo, come riconoscimento del suo nobile valore di combattente.

Il rito della "cardata da cruci": il pesce spada viene segnato con croci multiple © Fortunato Polistena

Dalle squisite carni di ogni splendido esemplare, la gastronomia locale ma anche quella gourmet propongono piatti con prodotti tipici della tradizione, esaltandone le proprietà organolettiche e valorizzando le produzioni locali senza dimenticare che oggi questa attività, pur pittoresca nel suo genere di pesca, consente di praticare e tramandare l’arte di un mestiere affiancandolo all’attività della pescaturismo, valido supporto economico per un settore in difficoltà. Infatti non è raro trovare a bordo, insieme all’equipaggio, turisti e appassionati armati di macchine fotografiche.

 

Tutto questo si intreccia con l’offerta turistica della Costa Viola, che stupisce con il sentiero del Tracciolino – sette chilometri di percorso, da Bagnara a Palmi, tra pareti di granito a strapiombo sul mare – e con splendide spiagge come quella di Porticello, a Villa San Giovanni, punto di snodo per il transito in macchina o in treno verso la Sicilia; e ancora, Marina Grande e Favazzina nella mitica Scilla, la lunghissima Marinella a Bagnara, la splendida e candida Cala Janculla nel territorio di Seminara, la Tonnara e Pietrenere nella colta Palmi. Acque cristalline e scenari naturali di amori e duelli tra uomini e pesci.