In apertura l'Antica Spezieria di Santa Maria Novella a Firenze
Medicamenti e alambicchi, antidoti ed erbe miracolose. Ma anche accoglienza per deboli e bambini, cure e trattamenti per malati e bisognosi. L’Italia custodisce farmacie e ospedali storici che nei secoli hanno saputo offrire generosa assistenza durante tragiche epidemie.
Da Venezia a Napoli, questi edifici sono oggi tesori urbanistici e conservano opere e affreschi d’eccezione.
Il primo luogo al mondo dove furono curati i malati di peste si trova a Venezia. Non a caso, visto che la città fu colpita da terribili epidemie, spesso portate dall’Oriente. I primi contagiati vennero ricoverati in una piccola isola della Laguna, nel 1423, in un ospedale – eccezione per l’epoca – pubblico e laico. Nasce il cosiddetto Lazzaretto Vecchio, dal nome dell’isola di Santa Maria di Nazareth, da cui Nazaretum e poi Lazzaretto. Proprio lì, grazie a un progetto di valorizzazione promosso da varie associazioni e realizzato con il MiBACT, è prevista la sede del Museo Archeologico Nazionale della Laguna di Venezia. Per consentire i lavori, in questo periodo le visite sono sospese.
Nei weekend e su prenotazione, si può visitare, invece, il Lazzaretto Nuovo, sull'omonima isola, con percorsi naturalistici e storico-archeologici. In questo posto, nel 1468, nacque l’idea di prevenzione e quarantena: i sospetti e i potenziali malati o portatori di contagio erano trattenuti qui forzatamente per 40 giorni.
A Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020+21, ha ripreso vita l’Ospedale Vecchio, nel quartiere dell’Oltretorrente. L'edificio del XV secolo era distinto in due sezioni, quella della Misericordia, destinata a malati e feriti, e quella degli Esposti, trovatelli abbandonati fin dalla tenera età o non riconosciuti alla nascita. In corso di riqualificazione dal 2016, dopo decenni di abbandono, è destinato a divenire nel 2022 un museo multimediale dedicato alla memoria della città.
L’installazione Hospitale – Il futuro della memoria, in esposizione fino all’8 dicembre, è stata realizzata da Studio Azzurro con il contributo di Fondazione Cariparma. Otto grandi superfici tessili poste nella navata centrale, sotto la grande crociera a volte lunga 120 metri e larga 100, fanno da schermo a una proiezione virtuale con gli attori Marco Baliani e Giovanna Bozzolo che raccontano la storia dell’ex luogo di cura.
Vanta più di 400 anni di attività, festeggiati nel 2012, l'Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, vicino all’omonima Basilica fiorentina. Il primo ambiente da visitare è la Grande Sala Vendita, un tempo cappella dedicata a San Niccolò di Bari, dono di riconoscenza da parte di Dardano Acciaioli ai domenicani che lo guarirono. Gli affreschi della volta, eseguiti da Paolino Sarti, rappresentano i quattro continenti e simboleggiano la fama dei suoi prodotti, tra cui l’acqua di rose utilizzata già nel 1381 come disinfettante in caso di peste.
La Sala verde, prospiciente il giardino, nel ‘700 era una sala di ricevimento per offrire agli ospiti l'alkermes, l'elisir di china o la cioccolata in tazza. Seguono l'Antica Spezieria e la Sagrestia, detta Stanza delle acque, perché tra le sue pareti, affrescate alla fine del 1300, si conservavano le acque distillate. Non si va via da Firenze senza aver dato almeno un’occhiata alla facciata dell’Istituto degli Innocenti, luogo di accoglienza per bambini abbandonati, con figure di infanti create nel XV secolo da Filippo Brunelleschi.
Il Pellegrinaio generale, Santa Maria della Scala (SI). Foto di Bruno Bruchi su concessione del Comune di Siena
Sempre in Toscana, si può fare tappa a Siena, dove l’antica struttura medievale di Santa Maria della Scala fu uno dei primi xenodochi, nome di origine greca per definire un ricovero per forestieri. Nata come punto di primo soccorso, presto diventò un vero e proprio ospedale di ottima fama, documentato già da uno statuto del 1305.
L’articolata stratificazione architettonica del complesso testimonia la longevità del luogo: sono sette i livelli che dalle pendici della collina del Duomo, si innalzano tra corti, spazi assistenziali, funzionali, culturali e di rappresentanza. Al IV livello, ecco aprirsi il grandioso Pellegrinaio, affrescato a metà del ‘400 da Lorenzo di Pietro, Domenico di Bartolo e Priamo della Quercia. Sulle pareti scene della vita e dell’attività dell’ospedale, dal cantiere di costruzione alle cure a pellegrini e malati.
Anche Roma ha la sua storia millenaria di salute e medicina. Una serie di rimandi tra passato e presente, mai interrotti nel tempo. L’Isola Tiberina è protagonista di un evento cruciale del 291 a.C. Nella città imperversava una grave epidemia e un’ambasceria si recò a Epidauro, in Grecia, dove era presente un santuario dedicato ad Asclepio, il dio della medicina. Secondo la leggenda, durante i riti propiziatori un grosso serpente – animale attribuito alla divinità – uscì dal tempio e si nascose nella nave romana. Durante il viaggio di ritorno verso Roma, strisciò via dall’imbarcazione per andare sull'isolotto in mezzo al Tevere. Questo fu visto come un segno e proprio lì si decise di erigere un tempio in onore della divinità guaritrice. Non a caso il serpente è anche il simbolo raffigurato nelle icone delle farmacie più longeve. E non a caso l’isola accoglie ora l’Ospedale Fatebenefratelli.
A poca distanza, ai margini del Foro romano, si può godere di una visita esclusiva. La chiesa di San Lorenzo degli Speziali in Miranda e il suo complesso ospitano da secoli Il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico (Universitas Aromatariorum Urbis), nome lungo e altisonante per definire un’istituzione che ha il compito di promuovere studi sulla storia della farmacia e sulle scienze sociosanitarie. In un museo sono conservati tipici vasi in ceramica, mortai di bronzo e strumenti di laboratorio, ma esistono anche la Biblioteca e l’Archivio della storia della Corporazione romana, con preziosi testi dal 1430 a oggi.
La parte più stupefacente è la Chiesa, sorta sui resti del tempio di Antonino e Faustina costruito nel 141 d.C. Dopo la visita all’interno, con opere di Pietro da Cortona e Domenichino, ecco lo stupore creato dal colpo d’occhio finale: il portone in fondo si apre su una vista unica che affaccia sul Foro romano.
Scendendo verso sud, a Napoli, vanta secoli di vita l’Ospedale degli Incurabili, il più importante del Regno dei Borbone. Oggi Museo di Arti sanitarie e Farmacia storica, iniziò la sua attività grazie alla dedizione della venerabile madre Maria Lorenza Longo. Anche Santa Giovanna Antida Thouret si impegnò con altruismo dopo di lei per aiutare i medici nell’istituto di cura, dove fu inviata da Letizia Bonaparte nel 1813. Ora questo resta un luogo di conoscenza, disposto su quattro piani e ricco di strumenti e oggetti, dove è ricostruito il laboratorio di Giuseppe Moscati, dottore e santo della nota scuola partenopea.
La settecentesca spezieria è un mirabile esempio di barocco rococò, con un’esposizione di preparati alchemici, tra mobili artigianali in legno, alberelli, idrie e riggiole, le tipiche e colorate mattonelle locali. C'è, infine, anche un giardino, fatto rinascere recentemente dall’associazione Il Faro d’Ippocrate, dove si coltivavano erbe medicinali per le preparazioni galeniche. E dove svetta un imponente e longevo albero di canfora.
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