In cover il Teatro Antico, Taormina
Un viaggio da ovest a est, su una manciata di vagoni mossi a ritmo dolce, per intercettare la sintesi di una terra millenaria, accompagnati da «quegli odori di alga seccata al sole e di capperi e di fichi maturi» che, come scriveva Dacia Maraini, «non si ritroverà mai da nessuna parte».
La Sicilia in estate appare avvolta da un manto di aria calda e tutto il paesaggio balla tremulo sull’orizzonte sotto i colpi di un astro cocente. Fuori dal finestrino, avanzando nella punta occidentale dell’isola fra Trapani, Castelvetrano e Salemi-Gibellina, si svelano luoghi inattesi e antichi che hanno i colori materici della terra e quelli cristallini della costa. Una tratta ferroviaria a forma di “u” che fa da spola tra interno e litorale, nella provincia trapanese, proposta dalla guida I regionali da vivere. La Sicilia in treno, edita da Giunti per Trenitalia.
TRAPANI TRA SCIROCCO E BAROCCO
Lo scirocco le soffia contro come un caldissimo respiro, regalando la sensazione di essere davvero vicini a Tunisi, con temperature che in certi pomeriggi estivi superano i 40 gradi.
Trapani, città dalla sagoma di falce, con il monte Erice alle spalle, l’arcipelago delle Egadi a un tuffo e le saline adagiate su un fianco, si allunga verso il mare in una lingua stretta. Appena usciti dalla stazione troneggia il Parco Margherita, giardino botanico e polmone verde abitato da varie specie di volatili e puntellato di laghetti, fontane, aiuole e un teatro all’aperto. Alle spalle dei binari, invece, si erge il santuario dell’Annunziata, tra i principali monumenti cittadini. La chiesa mescola in sé stili e influenze normanne, barocche e gotiche e ospita la marmorea Madonna di Trapani con bambino, icona incoronata dall’aria assorta. Il centro storico è lastricato di pietra chiara e cede alla tentazione del sole che, in base alla sua altezza, lo rende lucente, color caramello o appena rosato al tramonto.
TUFO E PASTA DI MANDORLE
Percorrendo via Garibaldi, la storica Rua Nova, si incontrano i palazzi settecenteschi, la facciata fastosa di Santa Maria dell'Itria, ma anche negozi, botteghe e locali. Su corso Vittorio Emanuele inizia la zona pedonale dove si scorge di sbieco la cupola ricoperta dai mosaici verdi della cattedrale di San Lorenzo e, a sigillo della via, palazzo Senatorio, detto anche Cavarretta, con un orologio, un datario e un’aquila a fargli da cappello sopra i tre ordini di barocco trapanese pieni di terrazzini, nicchie, santi, madonne, stemmi e colonne. Stretta e quasi inglobata dalla sontuosa residenza, la Porta Oscura sottostante la Torre dell’Orologio con un modello astronomico ancora funzionante e tra i più antichi d'Europa. Oltrepassarla permette di perdersi tra vicoletti, edifici di tufo e vetrine colme di pasta di mandorle e granite dense da assaporare passeggiando.
Le saline di Trapani
CACTUS, MURI A SECCO E AGAVI
Da Trapani la ferrovia punta a sud, con il mare sempre sullo sfondo, fisso come una quinta, e le sembianze di un sottile filo azzurro confuso nella nebbia del Solleone. Superata la Riserva naturale dello Stagnone e le vicine saline abitate da vecchi mulini, da visitare al tramonto, scorre un paesaggio variegato, a tratti poco organizzato: stabilimenti turistici si alternano a cascinali dai profili sbocconcellati, filari bassi come cespugli a palme generose, zone industriali a case cubiche senza tetto.
E poi viluppi di cactus mediterraneo di ogni forma e misura addossati a muri a secco, distese di pomodori rubino e cocomeri verdi, agavi giganti, buganvillee gentili e pascoli sabbiosi.
CANTINE, MAIOLICHE E KASBAH
Dopo un lungo tratto tra vigneti e uliveti dalla chioma larga compare Marsala, la città dell’omonimo vino liquoroso color candisco, dove perdersi tra storiche cantine per degustarne le varie annate insieme con assaggi di formaggio o dolci al cioccolato.
Mazara del Vallo, invece, è annunciata dalla ricomparsa del litorale e qualche palazzo popoloso, dopo numerosi fabbricati bassi e rurali nell’entroterra. A poche centinaia di metri dalla stazione, tra le piazze del Plebiscito e di Porta Palermo, si snoda il groviglio di vicoli e stradine della Kasbah, lo storico quartiere arabo-tunisino, ricco di
portali in stile berbero, chiese, vasi in ceramica, archi e cappelle normanne, slarghi e scalinate colorate da maioliche. In uno dei tanti ristorantini del centro si possono gustare le linguine con gambero rosso locale, pomodori ciliegino e pistacchi.
LA CAPPELLA SISTINA DEL SUD
I binari virano ancora verso l’interno, tra distese aride e colori terrosi.
A Castelvetrano il caldo estivo è pungente, ma la monumentale chiesa di San Domenico offre refrigerio con una baraonda di dorature e stucchi opulenti tipici del passaggio dal Manierismo isolano al Barocco di fine ’500 e inizio ’600. Chiamata la Cappella Sistina del Sud, è caratterizzata da un arco brulicante di personaggi biblici plasmati con minuzia e tuffati nell’oro. A pochi chilometri ci sono le spiagge sabbiose di Triscina e la zona archeologica di Selinunte.
Maioliche di Mazzara del Vallo
ARTE OPEN AIR A GIBELLINA
Prossima fermata Gibellina, per un salto quasi fuori contesto nell’arte contemporanea grazie a opere diffuse
in un territorio martoriato e spazzato via dal terremoto del ’68, poi ricostruito ex novo.
Tra queste, solo per citarne alcune, sculture e installazioni di Mimmo Paladino, Mario Schifano, Arnaldo Pomodoro e il Grande Cretto di Alberto Burri: un mantello bianco di cemento e detriti che ricopre gli 80mila metri quadrati di quella che fu Gibellina vecchia. Un tracciato di storia e topografia di una città scomparsa dalle cartine geografiche.
DOVE IONIO E TIRRENO S’INCONTRANO
Spostandoci all’estremo est, nelle giornate limpide in cui il cielo è terso e l’azzurro brillante si riverbera sul mare, le due sponde dello Stretto di Messina sembrano toccarsi. Dalla zona di Capo Peloro, punta nord orientale dell’isola, dove lo Ionio e il Tirreno s’incontrano, è possibile osservare nitidamente i borghi marinari della sponda calabra. Un luogo affascinate e simbolico, che sfiora lo Stivale: la città di Messina insieme a Capo Peloro e alla riviera ionica e tirrenica disegnano il versante siciliano dello Stretto, territorio millenario, dimora di miti e leggende, sirene e mostri marini, raccontato da poeti, scrittori e drammaturghi. Da questa zona di confine fra terra e mare, si può viaggiare lungo la costa su un Regionale passando per Catania e arrivando fino a Siracusa.
Cretto di Gibellina (TP) di Alberto Burri
MESSINA, SAPORI E TESORI
Più volte distrutta e ricostruita a seguito di terribili catastrofi naturali e conflitti, come il sisma del 1908 e i bombardamenti del 1943, Messina è una città dall’anima multiforme e spesso sfuggente, con architetture eclettiche in spazi urbani dal sapore moderno, che guarda il mare e custodisce tesori del passato. Come quelli conservati al MuMe, Museo regionale interdisciplinare che vanta un patrimonio di opere pittoriche
e scultoree di prim’ordine, con pezzi di Antonello da Messina, Giovanni Angelo Montorsoli, Caravaggio, ma anche collezioni archeologiche, numismatiche e arredi sacri che raccontano la storia illustre della città scampata alle devastazioni. Una tappa in centro non può prescindere dalla visita al Duomo, di origine normanna, anch’esso riedificato dopo il terremoto all’inizio del secolo scorso. Al suo fianco, si innalza il maestoso campanile corredato da un complesso orologio astronomico con numerosi meccanismi che trovano posto a diverse altezze della costruzione e si
attivano durante l’arco della giornata, raggiungendo il clou dei movimenti e degli effetti sonori a mezzogiorno. Da provare alcune prelibatezze della cucina locale come gli arancini al ragù e la granita da accompagnare alla morbida brioche col tuppo.
TAORMINA COSMOPOLITA
Dalla stazione di Messina Centrale, costruita nel 1939 su progetto dell’architetto razionalista Angiolo Mazzoni, comincia il viaggio lungo le località della costa ionica, con un susseguirsi di baie e scogliere da ammirare a bordo treno: le belle e affollate spiagge di Letojanni e Giardini Naxos, e Taormina, la prima colonia greca di Sicilia. Il cuore della cittadina, buen retiro di personaggi della cultura e dell’arte, si può raggiungere in bus con il servizio Taormina Link di Trenitalia. Tutt’intorno, la storia millenaria si rivela nella straordinaria magnificenza del Teatro Antico, nelle architetture di corso Umberto coi suoi palazzi storici e locali alla moda, nei giardini della Villa comunale, mosaico di co- lori, forme e profumi di una terra cosmopolita e dalle molteplici anime.
Piazza Duomo, Messina
CATANIA, ELEGANTE E MAESTOSA
Il mar Ionio, tra insenature e tinte brillanti, accompagna il tragitto verso un’altra delle province che caratterizzano la costa orientale: Catania, elegante e maestosa urbe ai piedi dell’Etna. L’imponente piazza del Duomo, area pedonale, è puntellata da tre fontane tra cui quella celebre dell’Elefante progettata dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini: “u liotru”, simbolo della città, è in pietra lavica e sorregge un obelisco egiziano.
SIRACUSA, TRA PASSATO E FUTURO
È un mosaico di narrazioni e concrete immersioni nelle bellezze architettoniche quello che si è sedimentato nei secoli a Siracusa. Tra le più imponenti metropoli dell’età classica, oggi è una città capace di dialogare vivacemente con il suo illustre passato proiettandosi nel futuro. Ne sono espressione le rappresentazioni allestite nel Teatro Greco del III secolo a.C. Ogni estate, al calar del sole, le produzioni dell’Istituto nazionale del dramma antico diventano l’occasione per riscoprire la classicità attraverso la lente del presente: storie che si tramandano nel tempo ma che continuano a interrogare la contemporaneità.
Inserito nel Parco archeologico della Neapolis, uno dei più importanti della Trinacria, il Teatro Greco si affianca all’anfiteatro romano, terzo in Italia per dimensioni, risalente all’età imperiale e alle Latomie, le immense cave in pietra scavate per vari usi fin dall’antichità.
A pochi passi è possibile incontrare il mito e la storia entrando nell’Orecchio di Dionisio, la grotta artificiale lunga quasi 60 metri vicino a Latomia del Paradiso. Secondo la leggenda, il tiranno siracusano a cui deve il nome la utilizzava come carcere e ascoltava dall’alto i discorsi dei prigionieri grazie alla singolare acustica dell’antro, capace di amplificare ogni minimo sussurro.
Tutta da scoprire, poi, l’isola di Ortigia: la città vecchia è ancora oggi sospesa fra i ricordi della Magna Grecia e le reminiscenze federiciane.
Con il suo reticolo di viuzze che lasciano il passo al maestoso barocco di piazza del Duomo, qui il passo rallenta sorseggiando un delizioso e dolce latte di mandorla, indimenticabile sapore di Sicilia.
Isola di Ortigia, Siracusa
Articolo tratto da La Freccia.
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