Basta con la solita visita alla casa di Giulietta per giurarsi amore eterno, un luogo spesso troppo affollato per suscitare vero romanticismo. Verona rivendica il diritto di essere diversamente amata, con passione sì, ma per l’arte e lo spirito. Un sentimento che più di 1.100 tra volontari e studenti esprimono dedicando tempo e impegno alla loro città. Verona Minor Hierusalem è un progetto pensato per farla conoscere al di là dei luoghi comuni, frutto di un’idea di Don Martino Signoretto, coordinato da Paola Tessitore.
Tutto ha inizio da un appellativo. Perché Minor Hierusalem? Già tra la fine del ‘700, inizio ‘800, un antico dizionario indica Verona, città fondata da Sem, figlio di Noè, come Gerusalemme Minore, ideale per il pellegrinaggio di chi ha difficoltà economiche o di salute che gli impediscono di arrivare alla vera Gerusalemme. Chi partecipa, quindi, a questo programma di visite lo fa sulle orme della storia come un pellegrino contemporaneo. Gli itinerari tra cui scegliere sono tre: rinascere dall’acqua, dalla terra o dal cielo. Le chiese del percorso sono 16, ognuna con qualcosa da raccontare. Tre sono i modi proposti per questo tour inconsueto: da soli con l’aiuto di audio guida e mappe, in gruppo con una guida culturale o in un pellegrinaggio vero e proprio. Quest’ultima esperienza, la più completa, lunga tre chilometri e mezzo, è arricchita dalla presenza di uno storico delle religioni per una condivisione spirituale e un intenso coinvolgimento.
Si cammina, quindi, in compagnia di un esercito pacifico di volontari pieni di passione, non improvvisati ma preparati da storici dell’arte, docenti universitari e guide. Il primo itinerario, legato all’acqua, si svolge al di là del fiume Adige. In una delle tappe del giro, la chiesa dei Santi Siro e Libera, incastonata tra le gradinate del teatro romano, la tradizione vuole che sia stata il luogo della prima messa veronese. A celebrarla San Siro stesso, il fanciullo che donò cinque pani e due pesci a Gesù in occasione del miracolo della moltiplicazione. In Santa Maria in Organo sono da ammirare il coro e la sacrestia (per il Vasari “la più bella d’Europa”) in legno intarsiato, realizzati da Fra’ Giovanni, artista rinascimentale capace di produrre opere dai contenuti simbolici molto elaborati. Nella stessa chiesa è conservata una statua lignea, detta La Muletta, di Cristo che entra a Gerusalemme sul dorso dell’animale.
Il teatro romano con la Chiesa dei Santi Siro e Libera
Chi sceglie, invece, la seconda opportunità, può apprezzare la città e il suo legame con la Terra. I visitatori possono percorrere la via Postumia, l’antica strada romana, e vedere, nella chiesa di San Zeno in Oratorio il sasso da dove, si dice, il patrono veronese pescasse nell’Adige. Sante Teuteria e Tosca, titolari di un’altra chiesa, erano invece due vergini eremite del posto. La prima, nata da una famiglia nobiliare inglese fra il VII e l’VIII secolo, si convertì al Cristianesimo e fuggì dal violento re Osvaldo per nascondersi a Verona, in casa di Tosca che divenne così sua guida spirituale per tutta la vita.
Se la scelta è ricaduta, infine, sul terzo percorso, la rinascita parte dal cielo. Si ha l’opportunità in questo caso di conoscere il quartiere universitario e multietnico di Veronetta. Nelle strade si torna indietro nel tempo fino all’epoca medievale dei Templari. Ci si può fermare a Santa Maria del Paradiso, sconosciuta anche alla maggior parte dei veronesi, dove sono custodite circa 31mila reliquie, portate qui dai pellegrini provenienti dal Medio Oriente all’epoca delle Crociate. Facendo un salto temporale di qualche secolo in avanti, ecco un organo del 1700 custodito nella chiesa di S. Tomaso Cantuariense: lo avrebbe addirittura suonato un giovanissimo Wolfgang Amadeus Mozart di passaggio in città.
Tanti sono gli aneddoti, i fatti e le leggende che con entusiasmo trasmettono i volontari nel corso delle visite. Sono pensionati, insegnanti, professionisti o richiedenti asilo, gente comune insomma. Come Elena Pachera, studentessa: «Ho scoperto opportunità che mai avrei immaginato: posso confrontarmi con persone che hanno i miei stessi interessi, in un dialogo intergenerazionale molto positivo». O Giancarlo Montagnoli, insegnante in pensione che afferma con semplicità: «Così posso voler bene alla mia città». O Davide Adami, docente di storia dell’arte e guida, che definisce la sua esperienza «un percorso di ricerca, riscoperta e crescita personale, grazie anche a un giacimento culturale sorprendente, che apre nello spazio la possibilità di un tempo diverso». Vere e proprie dichiarazioni di amore.
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