In cover, vista del Trasimeno dalla rocca di Castiglione del Lago (PG)
Anni fa, alcuni telespettatori mi contattarono per invitarmi a visitare i comuni che si affacciano sul lago Trasimeno, perla azzurra dell’Umbria, regione verde d’Italia. Incuriosito, anche perché amante della storia, mi recai con la troupe per il consueto sopralluogo nei territori che più di duemila anni fa videro il fatale scontro tra il gigante africano e il nascente astro romano.
La storia di Castiglione (PG) e degli altri borghi che si affacciano sulle sponde del Lago Trasimeno è un mirabile avvicendarsi di gloriose gesta, epopee di eroi e di popoli. Ma anche testimonianza del lento svolgersi della civiltà agro-silvo-pastorale, che ha sedimentato in questi luoghi tracce di una sapienza millenaria, ancora viva negli usi, nei costumi e nelle tradizioni locali.
Indelebile orma lasciata da queste parti dalla Storia con la esse maiuscola è la Battaglia del Trasimeno, combattuta da un leone del passato, Annibale Barca, forse il più grande generale dell’antichità, contro l'esercito romano guidato dal console Gaio Flaminio Nepote. Gli echi di quel fatto d’arme, avvenuto nel 217 a.C., si riverberano ancora oggi nella rievocazione che si svolge ad agosto nel vicino comune di Tuoro.
Il passaggio di Annibale nella pianura tra il lago e le colline ci ricorda l’importanza di quest’area, fondamentale snodo sulla via che da Roma porta a Firenze. Fu proprio questa rilevanza strategica che ne segnò, nel bene e nel male, il destino, trasformandola in oggetto di aspre contese per tutto il Medioevo, fino agli albori dell’età moderna.
Castiglione del Lago (PG)
Castiglione del Lago, che fa parte dei Borghi più belli d’Italia, dal punto divista urbanistico si caratterizza per il riferimento al numero tre. Tre porte di accesso nelle mura rivolte verso altrettante città di riferimento del XVI secolo (Perugia, Siena e Firenze), ma anche tre strade parallele, tre piazze ciascuna un terzo più grande della precedente e la torre triangolare alta 33 metri. Questa curiosa ricorrenza custodisce forse l’intento del duca Ascanio della Corgna, primo marchese della città, di conferire al suo progetto urbanistico un significato esoterico, richiamando implicitamente la santissima Trinità e dunque l’idea stessa della perfezione.
Anche il fascino e il mistero delle acque lacustri ha alimentato nel corso del tempo la fantasia popolare e arricchito le tradizioni orali di romantiche leggende. Tra queste, il mito di Agilla e Trasimeno che narra di una bellissima ninfa del lago follemente innamorata del principe Trasimeno, figlio del re etrusco Tirreno. I due giovani riuscirono a coronare il loro sogno unendosi in matrimonio, la felicità durò l’arco di un giorno. Per placare i suoi ardori, infatti, Trasimeno decise di fare un bagno ma finì sott’acqua senza più riemergere. La ninfa continuò a cercarlo ovunque finché, esausta, terminò i suoi giorni su una barca in mezzo al lago.
Passignano (PG) © Christina Gatti
Un altro piccolo gioiello sulla riviera settentrionale del lago è Passignano, borgo medievale che si presenta al turista con i caratteristici dedali di viuzze e scorci romantici. Centro fortificato nato sotto la dominazione longobarda, conobbe un’ulteriore espansione nel XIV secolo con la costruzione di un’imponente cinta muria sormontata da possenti bastioni di cui oggi restano solo rovine. Nell’ultima settimana di luglio viene organizzato il Palio delle Barche, in cui si rievoca l’ultimo atto delle ostilità tra le nobili famiglie perugine dei Baglioni e degli Oddi, culminate in una sanguinosa battaglia combattuta nel 1495.
Sull’altra sponda del Trasimeno, percorrendo una trentina di chilometri, si giunge a Panicale. La sua storia millenaria si legge nelle mura antiche, nella conformazione del castello medievale, nel ricco patrimonio artistico che vede protagonisti il magnifico affresco del Perugino e quello recentemente attribuito al suo discepolo, Raffaello. A impreziosire questo borgo sono i suoi vicoli, il piccolo e prezioso Teatro storico Cesare Caporali, la collegiata di San Michele Arcangelo, il santuario mariano di Mongiovino.
Panicale (PG) © Nazzareno Margaritelli
I paesaggi unici del Trasimeno vanno attraversati seguendo i sentieri nel verde o il percorso ciclabile lungo lago. Il territorio si misura anche con le sfide della sostenibilità e del cambiamento, attraverso i progetti per la mobilità elettrica e la realizzazione del primo bio-distretto sperimentale del Trasimeno. E vanta prodotti della terra di assoluta eccellenza, dall’olio ai vini pregiati, dalla fagiolina all’aglione. Con le sue acque poco profonde, il lago è meta privilegiata per gli amanti degli sport acquatici e del birdwatching e, per le sue specialità ittiche, rappresenta una delle principali ricchezze del territorio, insieme al grano che cresce rigoglioso sulle sue sponde.
A questi frutti della terra e dell’acqua continuano a ispirarsi, secondo una secolare tradizione, i piatti della cucina locale, come la gustosa torta al testo, focaccia a base di acqua, farina e sale cotta al fuoco su una lastra rovente, con cui accompagnare salumi e formaggi. O anche il tegamaccio del Trasimeno, una zuppa di pesce preparata con il pescato del lago, cotta sulla brace in un grande tegame di terracotta per almeno due ore.
Le fertili terre che costeggiano il fatidico specchio d’acqua delle armate romane, testimoni dei fasti della civiltà etrusca e ancora oggi gelosi custodi delle tradizioni contadine, sono rinomate per la riuscita fusione tra bello naturale e paesaggio umano. Due elementi che rendono le località del Trasimeno mete di un turismo consapevole e rispettoso, amante della storia e dei piaceri di una gastronomia gustosa e autentica.
Articolo tratto da La Freccia
di Sandra Jacopucci
Il cuore azzurro dell’Umbria, il Trasimeno, è il tempio della carpa "regina" che vive sui fondali poco profondi e fangosi del lago e anticamente veniva accettata come pagamento dei tributi. La ricetta tipica d’eccellenza, la carpa regina in porchetta, prevede che il pesce, del peso medio di cinque o sei chili, venga lasciato a marinare per una notte con il pillotto, un pesto di rosmarino, salvia, finocchietto selvatico fresco, fiori di finocchietto essiccati, aglio, succo di limone, lardo di cinta senese, sale, pepe e olio extravergine del Trasimeno. La specialità richiede una cottura di almeno un’ora e mezza nel forno a legna utilizzando il calore residuo della sera precedente, circa 180° C. Va asciugata fino a ottenere la consistenza ottimale irrorandola, di tanto in tanto, con vino bianco secco. La singola porzione, ben spinata, viene poi ulteriormente insaporita con il fondo di cottura.
Un’opera di alta ingegneria a Minturno Scauri
13 settembre 2024