In apertura, Altamura (BA) © Olena Kovalova/AdobeStock
Una trentina di anni fa, mentre mi trovavo in Basilicata per uno speciale del programma Sereno variabile su Matera, alcuni amici mi informarono del ritrovamento di alcune strane orme ad Altamura, nella vicina Puglia. Secondo diversi studiosi, le impronte sarebbero appartenute a una comunità di dinosauri. Da giornalista curioso raggiunsi velocemente il luogo in provincia di Bari e, nonostante l’iniziale scetticismo, mi appassionai alla vicenda.
Nel corso del tempo la ricerca andò avanti e le tracce ritrovate aumentarono. Oggi sono circa 20mila e, per gli esperti, a lasciarle furono proprio alcuni dinosauri di specie diverse, lunghi circa cinque metri e alti uno e mezzo. Risalgono a 80 milioni di anni fa, quando il clima in Puglia era di tipo tropicale e la cava dove sono state scoperte assomigliava presumibilmente a una laguna. Oggi questo luogo magico è considerato uno dei giacimenti più grandi al mondo che presenta orme di dinosauro ed è visitabile con orari e modalità stabilite dal Comune di Altamura.
Le orme dei dinosauri rinvenute nel territorio di Altamura © Antonio e Andrea Moramarco - Giano Studio
Ma la zona attira giornalisti, fotoreporter e scienziati anche per l’eccezionale ritrovamento, nella grotta di Lamalunga, dell’Uomo di Altamura, unico esempio di scheletro intero della specie Neanderthal risalente al Paleolitico. Scoperto nel 1993 e ancora incastrato nella roccia, è stato ricostruito a grandezza naturale dai paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis, fra i più qualificati al mondo in questo tipo di lavoro.
Oltre che per il patrimonio archeologico, esposto nella rete museale statale, Altamura conquista il visitatore per le bellezze del suo centro storico e le peculiarità del territorio. Intorno alla metà del 1200 l’imperatore Federico II di Svevia, che per il nome della città si ispirò ai resti delle “alte mura” erette tra il VI e il III secolo a.C., in parte ancora visibili, diede il via alla rinascita della zona, che si popolò di genti arabe, greche ed ebree e si dotò della splendida Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Ricostruzione dell’Uomo di Altamura © Kennis&&Kennis Reconstructions
In questo periodo Altamura assunse il suo aspetto caratteristico con i claustri, in dialetto locale detti gnostre: piccole piazzette circondate da viuzze che si aprono sulle vie principali del centro storico e sono un esempio unico nell’architettura popolare. Se ne contano circa 80 e rappresentano l’aggregarsi spontaneo di gruppi familiari ed etnici come latini, mori, giudei. Fra i più caratteristici c’è quello della Giudecca, che accoglieva la comunità ebraica, e i claustri Inferno e Tradimento. Oltre alla funzione sociale, la loro conformazione aveva soprattutto uno scopo difensivo: il claustro, con un’unica entrata, costituiva una trappola per i nemici che, se si fossero avventurati fin lì, sarebbero rimasti imprigionati e subissati da lanci di pietre o acqua.
La città visse poi un’epoca particolarmente florida tra il ‘500 e il ‘700, arricchendosi di chiese e palazzi - tra cui l’Università degli Studi, fondata nel 1748 - che ancora oggi la rendono un piccolo scrigno di bellezza. La zona di Altamura, inoltre, appartiene in parte al Parco nazionale dell’Alta Murgia, dove crescono piante rare e uccelli in via d’estinzione costruiscono il loro nido. Il suo paesaggio incontaminato sorprende con grotte naturali e terrazze di pietra affacciate su valli carsiche chiamate “lame”.
Strada di pietra in un claustro, Altamura © Antonio e Andrea Moramarco - Giano Studio
Imponenti le masserie, alcune fortificate come veri e propri castelli, centri vitali dell’economia agricola locale nate principalmente per garantire la difesa del territorio circostante al punto che alcune venivano dotate di torri e fossati anche successivamente alla loro costruzione, a causa del susseguirsi di attacchi da parte dei briganti.
Tutto l’altopiano è ricco di funghi, lampascioni, asparagi selvatici e cardoncelli. Tra i piatti tipici apprezzati dagli amanti della cucina locale ci sono la cialledda, specialità contadina invernale realizzata con pane raffermo, i tagliolini con cicerchia e funghi cardoncelli, ideali da mangiare nei mesi freddi, la pecora alla rizzola, preparazione che richiede una cottura lentissima, la cui origine si perde nel tempo, gli gnummareddi preparati con frattaglie miste di agnello o capretto, e il pasticcio, focaccia ripiena di cipolle sponsali e baccalà tipica della vigilia dell’Immacolata.
Ma il re della tavola, ad Altamura, è il pane, il primo prodotto da forno in Europa ad avere ottenuto il marchio Dop nel 2003. A base di semola rimacinata, rigorosamente raccolta nelle campagne limitrofe, viene preparato secondo tecniche risalenti al Medioevo. L’impasto lavorato con acqua, sale marino e lievito madre viene cotto nei forni a legna e resta morbido fino a 6-10 giorni: è talmente buono da essere servito come pietanza unica o solo con un filo di olio extravergine di oliva.
Articolo tratto da La Freccia
di Sandra Jacopucci
La cialda dei contadini pugliesi, cialledd in dialetto, ha il profumo invernale della campagna e il sapore rassicurante dei piatti poveri della tradizione. Oggi è spesso riproposta nei ristoranti locali come pietanza o, in quantità moderate, come aperitivo. Su un letto di pane raffermo, meglio se di Altamura Dop, bisogna schiacciare alcuni pomodorini. Nel frattempo, si fa bollire mezzo litro d’acqua con una cipolla tagliata sottile, uno spicchio d’aglio, un gambo e foglie tenere di sedano tagliate, altri pomodorini, patate affettate, cime di rapa, sale. A cottura completata delle verdure, si versa il brodo ancora fumante sul pane. Infine, si aggiungono olive nere, peperoncino facoltativo, un po’ di origano e un filo di olio extravergine d’oliva, possibilmente pugliese, lasciato cadere a croce. In estate va servita fredda.