In apertura: veduta del Castello Chigi a Castel Fusano © Castel Fusano Foto di Mario Martignetti
Meraviglia e relax da godere a primavera inoltrata. Roma e la sua provincia possono nascondere posti poco conosciuti o addirittura mai aperti al pubblico. Tra questi ci sono ville, castelli, edifici appartenuti a nobili e artisti, o tuttora di loro proprietà. Luoghi magici, in cui è facile respirare un’atmosfera d’altri tempi o immaginare di ritrovarsi a passeggiare con un principe al fianco.
Ascolta il podcast a cura di Federica Gheno
La Galleria delle carte geografiche, nel Castello Chigi
Da lì, si prosegue all'interno dell’edificio, costruito nel XVII secolo, su due piani, alla scoperta di chicche storiche e artistiche. Tra tanti mobili e oggetti di arredamento spuntano foto di più generazioni e dalle finestre si ammira una bella vista che dal parco arriva fino al mare. In fondo, al piano terra, c’è la cappella: le pareti sono state affrescate da un giovanissimo Pietro da Cortona con scene tratte da episodi del Vangelo, come la nascita di Gesù, la samaritana al pozzo, la chiamata degli apostoli Pietro e Andrea sul lago di Tiberiade. Proprio queste opere, valorizzate dalla famiglia Sacchetti, precedente proprietaria del castello, fanno esplodere la fama dell’artista e segnano la nascita del Barocco a Roma.
Al secondo piano, dove si arriva con una scala stretta che sa anche questa di storia, ecco un’altra meraviglia. Sempre a firma di Pietro da Cortona, si ammira una galleria dipinta tra il 1627 e il 1631 con carte geografiche e affreschi che rappresentano il mondo dalle origini mitiche alla storia romana, inserita nel ciclo delle stagioni e degli elementi. In un ambiente più piccolo non sfugge, poi, un ritratto dipinto da Giovanni Battista Gaulli, detto il Baciccio, che raffigura papa Alessandro VII, al secolo Fabio Chigi, in abiti di velluto.
Dal 2019, il castello non è più solo una dimora nobiliare, ma è aperto anche alle visite e all’organizzazione di eventi privati con la possibilità di far giocare i bambini nella Fattoria degli animali, immersa nella pineta. Inoltre, dall’11 giugno al 10 settembre, si possono ascoltare piacevoli arie in occasione dei sette concerti estivi della rassegna Castel Fusano Melodica. Le note si diffondono nel giardino di 33 ettari, che un tempo ne contava 2500, dove era compresa anche una tenuta di caccia, come dimostrano le teste di cervo esposte alle pareti, da notare, mentre si esce. Già con nostalgia.
L’interno del padiglione nella Serra moresca di Villa Torlonia
TRACCE ESOTICHE NELLA SERRA
Si respira un’atmosfera esotica, invece, nel complesso della Serra moresca, una delizia conservata all’interno di Villa Torlonia. Nel cuore del quartiere nomentano, a Roma, ha aperto per la prima volta al pubblico da pochi mesi, dopo importanti e lunghi lavori di restauro. Già esternamente si nota un’architettura arabeggiante dalle forme curve, con vetrate dai colori sgargianti. Una volta all’interno un grande padiglione, la serra vera e propria, appare inondato dalla luce dei finestroni e ricco di piante, tra cui palme, agavi, ananas e aloe.
Si tratta di un progetto estroso, ideato tra il 1839 e il 1840 dall’architetto veneto Giuseppe Jappelli, su indicazione di Alessandro Torlonia che aveva commissionato allo stesso anche la Casina delle Civette, a pochissima distanza da qui, sempre all’interno della villa. Una volta usciti ci si ritrova in un giardino con la Grotta artificiale, un’area con zampilli e laghetti per dare sollievo dalla calura.
Su tutto si impone la Torre, una costruzione svettante, dove ancora non si può accedere, che ha in cima ampie finestre, con la stessa foggia dei finestroni del padiglione, in ghisa e vetri colorati, decorate internamente da stucchi policromi. Qui al centro, una volta, era posizionato un divano che veniva sollevato in occasione di simposi e banchetti per fare spazio a una tavola imbandita proveniente dalla cucina sottostante, accendendo lo stupore tra gli ospiti del principe.
Il giardino del Villino Morani
ARSOLI: FERMATA DELL’ARTE
Ad Arsoli, cittadina nella Valle dell’Aniene, in provincia di Roma, basta scendere dal treno per conoscere Alessandro Morani, raffigurato in grandi e colorati murales del progetto StazionArti, sulla facciata della stazione ferroviaria. Pittore accademico, era proprietario di una villa omonima, a poca distanza dai binari, rimasta agli eredi. Il villino, sua residenza estiva dal 1902, conserva molte opere e documenti del suo talento poliedrico. Testimonianze che provano lo stretto rapporto che intratteneva, insieme alla moglie Lili Helbig, con importanti uomini di cultura del tempo.
Frequentavano questi spazi, che all’interno contavano 400 m² e all’esterno 2500 di giardini, anche i compositori Franz Listz e Richard Wagner, lo scrittore Lev Tolstoj e lo storico Theodor Mommsen. E, non ultimi per importanza, erano ospiti in questo ameno luogo di riposo e ispirazione la divina Eleonora Duse e il vate Gabriele D’Annunzio, legato al proprietario della villa da una lunga e profonda amicizia, unita alla stima professionale, di cui rimangono come prova molte lettere qui esposte.
Morani fu uno degli artisti che, nella seconda metà del 1800, modificarono la percezione della pittura paesaggistica, fino a esprimersi in uno straordinario stile simbolista. Un patrimonio, curato oggi dall’associazione Liberi nell’arte che, nel 2020, fu dichiarato d'interesse culturale, storico e artistico. E l’anno dopo è entrato a far parte della rete delle Dimore e giardini storici della Regione Lazio.
Articolo tratto da La Freccia
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