In apertura, Corte Zoe, abitazione privata con i tipici colori dello stile mediterraneo, Martano (LE) © Walter Stomeo

Lavatoi in pietra, carrucole, bracieri, fiori nascosti tra alberi da frutto e le capase, vasi in terracotta e smalto dalle linee sinuose tipici dell’artigianato salentino. A Martano, in provincia di Lecce, si schiudono i portoni delle antiche dimore gentilizie e delle case a corte, simbolo della civiltà contadina in Salento.

Ascolta il podcast a cura di Nello Fantozzi

Si chiama Cortili aperti l’iniziativa che, nelle serate dal 29 al 31 luglio, ospita turisti e viaggiatori tra le stradine dorate dal sole e i resti delle mura aragonesi di Martano, uno dei nove comuni ellenofoni che compongono la Grecìa salentina, antica isola linguistica in terra d’Otranto.

Il racconto è il tema attorno cui ruota l’edizione 2022 della manifestazione, promossa e organizzata dal Comune di Martano in collaborazione con i cittadini e le realtà associative ed economiche del luogo. Narrazione che riunisce le tracce del passato e le accompagna nel futuro con un sapore nuovo, cogliendo tutti i segni della storia antica presenti nel territorio. Si ripercorrono così tradizioni che venivano tramandate oralmente con li cunti, racconti che risuonavano nelle antiche corti e nelle piazze di questo affascinante borgo di origine romana.

 

Quest’anno sono più di trenta le dimore storiche, i palazzi gentilizi e le case a corte che partecipano all’iniziativa. Come Palazzo Micali, realizzato nel 1719, con il suo imponente portale sormontato dall’insegna araldica della famiglia che ne fu proprietaria e il caratteristico balcone sostenuto da mensole con pilastrini e sculture antropomorfe, cifra stilistica dell’architettura salentina. O Palazzo Pino, edificio di gusto barocco e ristrutturato nel tardo ‘700, con il terrazzo traforato sostenuto da sei mensoloni e la splendida loggia con arco trilobato. Qui lo stemma della facciata ricorda, in caratteri greci, l’amore perduto di una misteriosa donna chiamata Meriàtses.

Nascosti dai grandi portoni con arco a tutto sesto in pietra leccese si svelano inaspettati giardini all’italiana. Già luoghi di riposo e di svago per le famiglie patrizie di un tempo, sono talvolta impreziositi da coffee house, piccoli edifici per coltivare il gusto della conversazione e il piacere della frescura che qui prendono il nome di cafausi.

Di antica origine greca e poi diffusa nel bacino del Mediterraneo è invece la tipologia abitativa della casa a corte, dimora caratteristica delle genti contadine che nello spazio centrale all’aperto, su cui gravitava la vita di più nuclei famigliari, trovavano una forma di socialità e di reciproco sostegno per sfuggire all’isolamento imposto dal duro lavoro nei campi.

Corte Grande, Martano

Corte Grande, Martano © Walter Stomeo

Oggi la pila, vasca in pietra per il bucato, il pozzo e la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana sono i segni che testimoniano ancora, nelle corti, il patrimonio comune intorno al quale si è riunito per secoli il respiro di tante generazioni. Gran parte di questi nuclei abitativi si concentrano nelle vie Zaca, Stefano Sergio e in via Catumerèa, antica strada di collegamento con la Traiana Calabra, asse viario di origine romana tra Brindisi e il castello di Otranto, che oggi è meta di escursioni e cammini.

Passeggiando per i vicoli di Martano si riscoprono memorie e usanze dimenticate. Basta sollevare lo sguardo per imbattersi nei mignani, ballatoi sospesi che sormontano i portali di ingresso delle antiche abitazioni, veri e propri diaframmi per garantire riservatezza alle donne. Spettatrici affacciate alle terrazze durante le processioni religiose o solo curiose di un mondo che le voleva gelosamente protette e in fondo recluse.

Durante i giorni dei Cortili aperti, Martano si veste a festa. Canzoni popolari, concerti e musica vintage animano piazze e vie del centro storico, tra prodotti di agricoltura biologica, artigianato, sulle note di sottofondo dell’arpa. Marionette e artisti di strada divertono i bambini nelle piazzette, tra installazioni e giardini fioriti. Racconti inediti, testimonianze, ritmi più lontani dall’Africa e dall’India e melodie dalla Turchia intrattengono i visitatori.

Le Due sorelle, i faraglioni di Torre dell’Orso (LE)

Le Due sorelle, i faraglioni di Torre dell’Orso (LE) © Nicola Simeoni/AdobeStock

A chiudere la tre giorni, un convegno tra storia antica e futuro sull’insediamento di Apigliano, sito archeologico di età bizantina e poi casale angioino a poca distanza da Martano, oggetto delle ricerche dell’Università del Salento. Una manciata di chilometri separa Martano da spiagge, laghi salati, falesie, scogli e grotte: luoghi magici della costa adriatica da cui si intravede l’Albania e si immagina l’Oriente.

Dalla spiaggia degli Scaloni di Otranto, così chiamata per via degli ampi gradini che la separano dal lungomare, si arriva fino all’acqua cristallina della Baia dei Turchi, che prende il nome dallo sbarco del XV secolo e appartiene all’oasi protetta dei laghi Alimini. Due bacini di acqua salata, collegati tra loro da un canale, Lu strittu, che danno vita a un ecosistema ideale per escursioni in canoa o in bici e completamente immerso nella macchia mediterranea salentina.

Una foltissima e profumata pineta insegue il mare verso nord fino a dove spiagge e scogliere si alternano e si tuffano nelle acque limpide di Frassanito, località poco distante dall’arco naturale e dagli scogli di Torre Sant’Andrea, che prende il nome da una costruzione costiera di avvistamento del XVI secolo. A pochi passi dalla grotta di San Cristoforo, nella marina di Melendugno, si incontrano due faraglioni quasi identici tra loro. Sono le Due sorelle, protagoniste di una leggenda che le vuole fanciulle in balìa della tempesta, e trasformate per pietà dal dio del mare nelle due imponenti rocce che si ergono nella baia di Torre dell’Orso.

Articolo tratto da La Freccia

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