In apertura, una vista panoramica di Urbino © Leonid Andronov/AdobeStock

Condottiero, uomo d’arme, letterato e visionario mecenate, Federico da Montefeltro è una delle figure celebri del Rinascimento italiano. Duca di Urbino dal 1474 e promoter ante litteram della sua immagine, ha onorato la sua casata con la costruzione di splendidi edifici, castelli e biblioteche. Proprio nella città marchigiana ha avuto il merito di far edificare l’imponente Palazzo Ducale, sede di una corte cosmopolita e raffinata, trasformando il piccolo centro in uno splendido crocevia di arti e cultura.

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A 600 anni dalla nascita, il duca viene ricordato con una serie di celebrazioni a lui dedicate tra Urbino e Gubbio, in provincia di Perugia, che gli ha dato i natali. Tra le tante spicca la mostra Federico da Montefeltro e Francesco di Giorgio: Urbino crocevia delle arti, a cura di Alessandro Angelini, Gabriele Fattorini e Giovanni Russo, allestita fino al 9 ottobre a Palazzo Ducale, oggi sede della Galleria nazionale delle Marche. Il senese Francesco di Giorgio Martini, pittore, scultore e archistar dell’epoca, sul cui Trattato di Architettura militare e civile studiò persino Leonardo da Vinci, lavorò a lungo per Federico, portando a termine le opere del Palazzo con geniali intuizioni ed edificando fortezze possenti a difesa dell’intero ducato.

Oggi gli spazi della Galleria vestiti a festa ospitano 80 opere provenienti da tutto il mondo, firmate dagli artisti di cui il duca amava circondarsi. Nelle sette sezioni della mostra si incontrano sculture, pitture, medaglie, disegni, codici, affreschi e pale d’altare. Spiccano capolavori di esponenti del Rinascimento europeo come i pittori toscani Piero della Francesca e Luca Signorelli, il fiammingo Giusto di Gand, il castigliano Pedro Berruguete o gli architetti Luciano Laurana e Donato Bramante.

La Cappella Tiranni all'interno della chiesa di San Domenico di Cagli (PU)

La Cappella Tiranni all'interno della chiesa di San Domenico di Cagli (PU) © Luca Toni

Torna tra le mura della Galleria, dopo quattro mesi in mostra alla National Gallery di Londra, anche Ritratto femminile, opera meglio conosciuta come La muta di Raffaello. L’eterogeneità dell’esposizione rende l’idea di quello che fu l’ambiente in cui, tra l’altro, presero forma le conversazioni raccolte nel Libro del Cortegiano, trattato di Baldassarre Castiglione che fornì il modello di comportamento per l’alta società del tempo.

Presso la Galleria nazionale è conservata anche la più ricca collezione di opere di Giovanni Santi, padre di Raffaello, uomo di grandissima cultura, pittore di talento e anche biografo del duca, la cui attività venne offuscata nei secoli dalla fama del figlio, che in quel contesto mosse i primi passi. Tra i dipinti di Santi figura l’Annunciazione, capolavoro di simbolismo, fede e geometria.

E proprio ai due grandissimi cortigiani, Francesco di Giorgio Martini e Giovanni Santi, è dedicato l’Itinerario dalla Corte del Duca Federico, che lega le opere e i luoghi dei due maestri. Il percorso turistico-culturale, lanciato da Confcommercio Pesaro e Urbino/Marche Nord, è uno spin-off del più vasto Itinerario della bellezza. Un progetto che si prefigge «di promuovere quella fitta rete di borghi intorno a Urbino che spiccano come custodi delle opere più straordinarie dei due celebri artisti. E conduce i visitatori negli angoli più suggestivi del luogo, svelando quelli meno conosciuti ma non per questo minori», spiega Amerigo Varotti, direttore dell’associazione di categoria impegnata da anni nella promozione del territorio.

Il viaggio non può che iniziare dalla località marchigiana, «una città in forma di Palazzo», come viene descritta da Castiglione nel suo scritto. Da Palazzo Ducale, dove di Giorgio ha operato una volta subentrato all’architetto Laurana, il percorso si snoda lungo le vie del centro, emblema del concetto rinascimentale di città ideale.

Uno scorcio del centro storico di Fano (PU)

Uno scorcio del centro storico di Fano (PU) © Cezary Wojtkowski/AdobeStock

Obbligatorio ritagliarsi del tempo per visitare l’Oratorio di San Giovanni Battista, la cui facciata restaurata in stile neogotico introduce a uno strepitoso ciclo di affreschi del primo ‘400, realizzato dai fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni. Al centro la Crocifissione e sulle pareti laterali scene della vita del santo che, immerse in una quotidianità inedita, rappresentano uno straordinario esempio di pittura tardo gotica presente nelle Marche.

Nel giro di 50 chilometri, battendo la provincia di Pesaro e Urbino e percorrendo dolci declivi, si rimane sorpresi da ogni piccolo borgo. Imperdibile il torrione ellittico di Cagli, imponente elemento di fortificazione firmato sempre da di Giorgio e parte della rocca edificata a fine ‘400. Dall’ultimo dei cinque piani della torre si ammira il panorama circostante sulla valle del Burano, un tempo punto d’avvistamento eccezionale per il controllo militare. Sotto si snoda il Soccorso coverto, inaspettato cunicolo sotterraneo di circa 360 gradini e antica via di collegamento con la fortezza sovrastante la città. Sarebbe ancora in piedi se Guidobaldo, figlio di Federico, nel 1502 non l’avesse fatta saltare in aria pur di non cederla all’invasore Cesare Borgia, detto il Valentino.

Cagli conserva anche uno dei massimi capolavori di Santi, la Cappella Tiranni, all’interno della chiesa di San Domenico. Tra gli affreschi che decorano il piccolo luogo di culto, la Sacra conversazione colpisce per la sublime resa pittorica e l’equilibrio dei personaggi ritratti. Nel volto dell’angelo alla sinistra della Madonna si riconoscono le fattezze di Raffaello poco più che bambino. Nella chiesa-museo di Santa Maria Nuova a Fano, invece, si trova un’altra opera del pittore urbinate, la Visitazione, in cui sono ripresi i tratti cari dell’architettura rinascimentale coi tipici porticati e, sullo sfondo, il panorama del Montefeltro, ancora oggi riconoscibile. Nella stessa chiesa, da ammirare anche la famosa Annunciazione di Pietro Perugino.

La Rocca di Sassocorvaro (PU)

La Rocca di Sassocorvaro (PU) © OfficinaDESIGN Emanuele Fabbri

Fano, affacciata sul mare, è la terza città delle Marche per ordine di grandezza. Per i romani era la Fanum Fortunae, un cruciale snodo della via Flaminia a cui oggi è dedicato un museo multimediale che la ricostruisce. Accanto si staglia il mastodontico Arco di Augusto, l’antico accesso alla città. L’itinerario si snoda, poi, tra i silenziosi borghi di Apecchio, Pergola, Fossombrone e Sassocorvaro. Qui fortezze possenti svettano a ornare il territorio, perché sempre il senese di Giorgio, con le sue rocche fortificate, tramutò in architettura il programma politico del ducato.

Da non perdere la deliziosa Mondavio, sulle colline tra Senigallia e Fano, dove l’architetto del ducato, incaricato da Giovanni della Rovere, genero di Federico, tra il 1482 e il 1492 realizzò Rocca Roveresca, la fortezza perfetta. In mattoni rossi, a pianta poligonale, dominata da un mastio a dieci facce spigolose e sfuggenti che danno l’impressione di rincorrersi avvolgendosi le une sulle altre, è giunta intatta fino a noi, sposandosi con l’abitato di cui è parte integrante. La magia del centro storico ha il suo culmine nel piccolissimo Apollo, uno dei “teatri-bomboniera” di cui le Marche sono costellate.

Annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, Mondavio si distingue anche per le sue eccellenze enogastronomiche, dai tartufi ai formaggi, dai vini alle paste tipiche. Ciò si deve anche agli esperti del settore, come Adele Cerisoli, chef del ristorante La Palomba, attenta promotrice della cittadina e del suo territorio. Se Federico da Montefeltro ha potuto permettersi la sua città palazzo a Urbino è anche grazie a questa ramificata rete di fortificazioni, rimasta quasi intatta nei secoli e visibile ancora oggi. Come allora, questa miriade di paesi e borghi contribuisce a impreziosire l’intera area, ricca di bellezze paesaggistiche e artistiche.

Articolo tratto da La Freccia