In apertura, panorama della Valtellina © EyesTravelling/AdobeStock
Montagne che tagliano il cielo con le loro cime appuntite e filari di vigne che, più in basso, disegnano linee sinuose sui pendii. Situata al confine con la Svizzera e da sempre crocevia europeo, la Valtellina attrae visitatori dall’Italia e dal mondo soprattutto tra dicembre e marzo grazie agli oltre 450 chilometri di piste disseminate lungo l’area. Un’abbondanza di strutture che la renderà protagonista di Milano Cortina 2026, i Giochi olimpici e paralimpici invernali che tornano in Italia a 20 anni dall’edizione di Torino. Questa vocazione sciistica la rende una perla del turismo invernale, ma la ricchezza della Valtellina non si esaurisce con le vette innevate. Valli incontaminate, distese di terrazzamenti e borghi storici custodi di storie e mestieri antichi fanno di questa regione alpina della Lombardia la destinazione perfetta per chi ama le attività all’aria aperta. In autunno, in particolare, la natura variegata del territorio si tinge di toni accesi e scoprirla attraverso le passeggiate, il trekking e i percorsi in bicicletta ha un fascino unico.
Il quartiere di Scarpatetti a Sondrio © zigres/AdobeStock
SONDRIO, PICCOLO GIOIELLO RURALE
Attraversato dal torrente Mallero e fiancheggiato dall’Adda, Sondrio è il centro principale della Valtellina e occupa il cuore della regione, tra le Alpi Orobie a sud e le Alpi Retiche a nord. È proprio sui versanti di queste montagne che sorgono i mitici terrazzamenti: i muretti a secco, Patrimonio Unesco dal 2018, lungo i quali si coltiva il Nebbiolo delle Alpi. Questo vitigno autoctono, qui conosciuto anche con il nome di Chiavennasca, è frutto di una viticoltura eroica. Ancora oggi, infatti, le operazioni di potatura e raccolta sono svolte manualmente, senza l’aiuto di automezzi che non possono accedere ai piccoli balconi. L’intera città è incorniciata dal ricamo dei filari e la cultura del vino ne permea architettura e tradizioni.
È evidente soprattutto nel quartiere contadino di Scarpatetti, che ha mantenuto quasi del tutto inalterate le sue caratteristiche originali. Lungo le viuzze si affacciano le tipiche case rurali con i ballatoi in legno, le volte in pietra delle cantine e i sostegni dei lumi a petrolio. Dalle strade sale un odore di mosto e terra bagnata che evoca un modo di vivere antico, a stretto contatto con la natura. Ne è testimonianza la cappella dedicata alla Madonna dell’uva che si incontra salendo verso il castello Masegra. Al suo interno una statua lignea raffigura la Vergine col bambino, entrambi con in mano un grappolo del frutto. Più signorile, invece, piazza Garibaldi che deve il suo nome alla statua dell’eroe del Risorgimento collocata nel mezzo. Alle sue spalle si trova il teatro sociale, costruito nell’800 grazie al contributo dei palchettisti e riaperto nel 2015 dopo un lungo restauro. A piazza Campello è Palazzo Pretorio a catturare l’attenzione di chi passa. Nel suo cortile è possibile ammirare un bellissimo esempio di sgraffito, tecnica di decorazione muraria che prevede la rimozione di strati di calce superficiali per rivelare l’intonaco colorato sottostante.
Il lago del Gallo a Livigno (Sondrio) © Silvano Rebai/AdobeStock
A LIVIGNO, DOVE LA NEVE È VOCAZIONE
Spostandosi dai pendii verso le vette della Valtellina, a 1.816 metri sul livello del mare, ci si imbatte nel centro storico di Livigno. Il comune più settentrionale della Lombardia è noto soprattutto a chi pratica sport invernali per via delle piste ad alta quota che arrivano a tremila metri di altezza. In questo angolo delle Alpi molto ruota intorno alla neve che ha, per i suoi abitanti, un valore identitario decisamente forte. Forse è per questo che diverse campionesse e campioni italiani sono nati e cresciuti qui, hanno mosso i primi passi in questi impianti e vivranno in casa le gare di sci freestyle e snowboard delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026. Da qualche anno la cittadina si copre di bianco già ad agosto, in occasione della Gara da li Contrada, durante la quale i livignaschi si sfidano in una competizione di sci di fondo con abiti e attrezzature tradizionali.
Un assaggio di inverno in piena estate reso possibile dallo snowfarming, un metodo innovativo di conservazione della neve tramite l’utilizzo di teli geotermici in grado di proteggere il manto dalle alte temperature estive. Grazie a questa speciale riserva, a ottobre viene aperto l’anello di sci di fondo che offre alle squadre di professionisti la possibilità di svolgere gli allenamenti autunnali in altura. Ma durante la stagione del foliage non mancano attività da fare all’aperto.
In bici o a piedi si può imboccare la ciclopedonale di Livigno e percorrere 17 chilometri avvolti nell’aria frizzante di novembre, abbracciati dalle Alpi. Mentre il lago del Gallo, con la sua forma allungata, in questi mesi si colora di toni caldi e regala giochi di luce affascinanti. Per rilassarsi dopo le fatiche dell’outdoor è d’obbligo una tappa ad Acquagranda. Centro di preparazione olimpica dal 2022, ospita al suo interno spazi dedicati al fitness e al benessere e una mostra sulle torce olimpiche per chi desidera immergersi già da ora nell’atmosfera dei Giochi del 2026.
I Bagni vecchi di Bormio © QC Terme
LA MONTAGNA DEL BENESSERE DI BORMIO
Più bassa rispetto a Livigno, ma ugualmente caratterizzata dalla presenza imponente della montagna, Bormio sorge a 1.225 metri d'altitudine all'interno del Parco nazionale dello Stelvio. Famosa per l’omonima pista su cui si disputeranno anche le gare di sci alpino di Milano Cortina 2026, la città è altrettanto nota per le sue acque termali, apprezzate fin dai tempi degli antichi Romani. Plinio il Vecchio le citava nel suo trattato Naturalis historia e il claim di Bormio – the wellness mountain – ne riconosce l’attrattiva turistica. Sono nove le fonti termali millenarie che alimentano tre centri benessere in grado di attirare visitatori da tutta l’Europa.
Ma il comune in provincia di Sondrio si è storicamente distinto per l’alta qualità della vita non solo legata alle acque termali ma anche connessa alla posizione geografica di confine, a ridosso dei passi alpini. Qui transitavano infatti persone e merci, assicurando al contado ricchezza e autonomia economica e giuridica. Fino alla fine del ‘700, la città fu stato indipendente e democratico dove nobili famiglie dell’area lombarda avviarono opere di edilizia raffinata. Per questo motivo, l’estetica del suo centro storico è lontana dall’immaginario classico legato alla montagna. L’abitato ha un aspetto elegante, sulle strade si affacciano palazzetti con affreschi e portali finemente lavorati. Di tanto in tanto, si intravede una stüa: un tempo unico locale riscaldato delle case di Bormio, oggi è per i turisti eco di una vita lenta fortemente connessa al territorio. Entrando furtivamente negli androni delle abitazioni si ammirano i segni lasciati da chi vi soggiornò in epoche lontane: pitture sbiadite, stemmi nobiliari, figure antropomorfe con funzione protettiva.
Chi vuole addentrarsi nella montagna circostante può optare invece per un’escursione al ghiacciaio dei Forni, il secondo delle Alpi per estensione. Salendo verso il Rifugio Branca, punto panoramico a 2.493 metri di quota da cui si gode di una vista spettacolare, è possibile avvistare gli animali che abitano queste alture: marmotte, stambecchi, camosci. Ma anche il gipeto, rapace scomparso dall’arco alpino intorno al 1930 e reintrodotto nel Parco nazionale dello Stelvio più di 20 anni fa.
Tornati a valle ci si può rigenerare con i piatti della cucina locale. Si comincia dagli sciatt, frittelle croccanti di grano saraceno con un saporito cuore di formaggio filante, e si prosegue con i pizzoccheri conditi con burro, verza e patate. Tutto rigorosamente accompagnato da un bicchiere di vino valtellinese, intenso e vigoroso come la natura e la gente di questa terra.
Articolo tratto da La Freccia