“Babbo comprò questo piccolo podere di campagna, quando io avevo tredici anni, due anni dopo si vendemmiava. Dal 1978 si cominciò con il nostro appezzamento e già la ‘79 fu una grandissima annata, la regalammo agli amici, poi dall’anno successivo si decise di imbottigliare”.

Così Alessandro Mori racconta gli anni in cui tutto ebbe inizio. Gli occhi tornano al passato e lo sguardo al presente è convinto, appassionato, quello di un uomo innamorato della propria terra e del suo vino. Lo produce personalmente, per lui ha lasciato un impiego sicuro, ma che gli stava stretto. “Ho lasciato tutto ciò che non mi piaceva, senza il minimo rimpianto. Ciò che di buono quella professione mi ha lasciato, è una grande capacità di valutare le persone che ho di fronte. Non do mai nulla per scontato e sono il più severo critico innanzitutto di me stesso”. 

Oggi, ad alcuni decenni dall’inizio, il suo Marroneto è una indiscussa eccellenza della denominazione Brunello di Montalcino, bottiglie ricercatissime anche in Francia e pluripremiate a livello nazionale e internazionale.

La medesima passione, Alessandro, l’ha trasmessa al figlio Jacopo che lavora al suo fianco “Non gli ho mai imposto nulla, è stata una sua libera scelta, che mi rende molto felice”. Con loro Emilio, responsabile di cantina, entrato in azienda giovanissimo.

Siamo sui colli di Montalcino, dalla cantina si gode di un panorama a 180 gradi che include Siena e i suoi storici profili, la Val d’Orcia e i monti del Casentino, in un susseguirsi di meravigliose immagini della Toscana più bella.

La proprietà ai piedi della chiesa della Madonna delle Grazie, include un antico torrione, risalente al 1246 in cui ha sede la cantina della famiglia Mori.

Nell’intorno si sviluppano i dieci ettari di proprietà di cui otto vitati, esclusivamente a Sangiovese. Il lavoro di campagna è condotto con metodi tradizionali e pochissimi interventi sul compiersi della natura.

Anche in cantina il lavoro si compone esclusivamente dei passaggi fondamentali e si affida alla qualità dei legni di sole botti grandi di rovere di Allier e di Slavonia, come la tradizione di Montalcino vuole.

“ Non abbiamo in cantina controlli di temperatura - spiega Jacopo Mori - qui si svolge quella che chiamiamo stagionatura. Perché il vino deve sentire il passaggio delle stagioni. La vinificazione avviene in direttamente nei tini di rovere da 40/50 quintali”.

E si compie la magia di un vino di grande struttura, nobile eleganza e longevità, capace di reggere con forza e grazia l’incedere del tempo.

I vini de Il Marroneto, sono l’esegesi del Sangiovese, il ritratto rinascimentale e al medesimo tempo contemporaneo della tradizione enologica di Montalcino. Dal Rosso di Montalcino Ignaccio Docg, alla selezione Iacopo. Al Brunello di Montalcino Docg Il Marroneto, fino alla gemma più preziosa, il Selezione Madonna delle Grazie. Lo spettro olfattivo sinfonico, richiama le note intense fruttate e le fisionomie del bosco. Il sorso è un imperdibile gioia per chiunque ami il vino.

Ma la perfezione si dice non esista e infatti Alessandro Mori saluta con queste parole: “Ho ancora cielo da conoscere e tanto da dimostrare, innanzitutto a me stesso”.