Foto di Francesco Senatore
Un progetto che non ha precedenti nella storia del turismo italiano. Questo è il Cammino nelle Terre Mutate: il primo cammino solidale in Europa, concepito da un coraggioso gruppo di volontari e scolpito nella dorsale appenninica del Centro Italia, ferita da 20 anni di terremoti. Un percorso che vuole ricucire lembi di terra e quotidianità, riparando la rete di relazioni umane strappate dall’onda sismica che dal 1997, a più riprese, ha colpito Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo.
L’ago e il filo di questo itinerario, 14 tappe per un totale di 257 chilometri, stanno rimettendo insieme, tessera dopo tessera, un mosaico di storie sepolte sotto le macerie di 140 Comuni e 1.770 centri abitati. Il cratere del sisma si estende per 7.600 km2, coinvolgendo dieci Province e una rete stradale di 15.300 chilometri.
L’ago ha il nome di Movimento Tellurico, FederTrek e Ape Roma (Associazione proletari escursionisti), che si prendono cura di questo progetto. Il filo, invece, è il passo dei camminatori che lasciano le proprie orme lungo una linea verticale da Fabriano (AN) all’Aquila, seguendo quel complesso sistema di faglie capace di spostare l’Appennino Centrale al punto da provocare lo slittamento di 40 centimetri a ovest di Norcia (PG) e uno sprofondamento di 70 centimetri a Castelluccio (PG).
La Piana di Castelluccio di Norcia
Testimoni di queste trasformazioni morfologiche, all’indomani del terremoto dell’Aquila nel 2009, Enrico Sgarella, Alberto Renzi e i volontari di Movimento Tellurico hanno cominciato a mobilitarsi. Nell’estate 2012 hanno organizzato la prima Lunga Marcia per L'Aquila per raggiungere, in una settimana, a piedi su sentieri e carrarecce, il capoluogo abruzzese da Roma. L’esperienza ha ispirato altre camminate solidali e la prima Lunga Marcia che segue l’attuale percorso è stata inaugurata nel 2017. Alla definizione del tracciato si sono prodigati anche FederTrek, con in prima linea Paolo Piacentini e Francesco Senatore, e Ape Roma, che ha curato la seconda parte del tracciato, grazie in particolare a Francesca Zanza e a Peter Lerner il quale, per il suo impegno nelle zone terremotate, è stato nominato Ambasciatore del Parco del Gran Sasso - Monti della Laga.
Un apporto fondamentale è stato dato anche dal Cai (Club alpino italiano) di Amatrice e dai volontari locali: per questo il Cammino nelle Terre Mutate si autodefinisce corale e, dopo tre anni di Lunga Marcia praticata come un evento a inizio estate, diventa un Cammino permanente percorribile in qualsiasi momento dell’anno. Tutti possono compierlo, da soli o in gruppo, contando sulle indicazioni della guida Il Cammino nelle Terre Mutate firmata da Enrico Sgarella (Terre di Mezzo editore, pp. 144 € 18).
L’ospitalità è diffusa in campeggi, rifugi, aziende agricole, centri polivalenti e abitazioni private. E si possono raggiungere molte tappe del percorso anche in treno, facendo ulteriormente del bene all’ambiente: Fabriano (AN), Matelica (MC), Castelraimondo-Camerino (MC), Foligno (PG), Spoleto (PG) e L’Aquila sono servite da Intercity e Regionali. Attraversare queste terre diventa così la chiave per ri-conoscere un territorio, la sua parte mutata e quella immutata.
Ogni tappa porta in dono l’abbagliante visione di una natura selvaggia, svelando alcuni dei sentieri preziosi che si snodano in due straordinari polmoni verdi d’Italia: il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e quello del Gran Sasso - Monti della Laga. Percorsi che in molti casi sono stati riportati alla luce proprio dagli ideatori del Cammino, per esempio restituendo attenzione alla civiltà della transumanza con l’utilizzo dell’antica rete viaria dei tratturi.
La conoscenza di questo percorso rende testimoni delle condizioni in cui migliaia di famiglie sono costrette a vivere a distanza di anni e questo è il vero, impagabile contributo che si può offrire alle terre mutate. Alla fine di quest’avventura ecologica, civica e umana non si può tornare indietro, ma solo invitare altra gente a mettersi in marcia. Per portare un aiuto concreto al territorio basta davvero poco: preparare uno zaino leggero e partire. Al resto ci pensa il cammino. L’esperienza di gratitudine che si riceve, però, non si può raccontare: è vita che restituisce vita.
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