Testo a cura di vdgmagazine.it - Nella foto in alto, Capo Testa (SS) 

I mesi estivi sono quelli in cui la Gallura, nel nord est della Sardegna, regala il migliore connubio tra clima e ambiente, paesaggio e storia, cucina e folklore. Se è vero che le sue coste sono l’attrazione più nota al turista, le colline appartate e dolci dell’interno sono la vera sorpresa.
Nel caso si desideri trovare la spiaggia meno battuta, i sentieri da percorrere zaino in spalla sono un'ottima opportunità per fare anche movimento tra le tonalità accese delle chiome di querce ed eucalipti, mirti e vigne, che si concedono in un vino apprezzato nel mondo, il Vermentino di Gallura Docg.

 

Si può partire da Olbia, che la storia stessa ha eletto a collegamento naturale tra la Sardegna e il Continente. Già importante scalo in epoche antiche, la città è una terrazza sul mare e il modo migliore per apprezzarla è proprio al largo, per ammirarne il golfo dai colori pastello. Passeggiando in centro, dopo aver dato uno sguardo agli edifici di corso Umberto con gli originali architravi in granito, si può prendere un aperitivo al Caffè Glamour e dirigersi alla basilica di San Simplicio, monumento romanico del XII secolo. La spesa di miele d’eucalipto si fa da Francesco Pischedda, nel suo spaccio non distante dal centro (Azienda agricola Casiddos).

 

Chi arriva con il traghetto sbarca a Golfo Aranci, antico borgo di pescatori di Ponza. Un tratto che in gallurese era detto golfo dei granchi (gulfu di li ranci) e che ora si chiama così per un grossolano errore nella traduzione in italiano. Gli scorci panoramici sono incantevoli. Il suggerimento in questo caso è puntare lo sguardo sull’isolotto di Figarolo, un’oasi naturalistica dove vive una colonia di mufloni. Non distante si possono vedere gabbie di spigole e orate in mare aperto. Al riparo dalla forza delle onde, ma con correnti che mantengono costantemente pulita e ossigenata l’acqua, il pesce si può acquistare poco distante, alle Fattorie del mare.

 

Da Golfo Aranci la strada prosegue verso Arzachena, tra macchia mediterranea e sugherete. Prima dell’abitato, sulla statale 125, la sosta è presso il nuraghe Albucciu, accanto al quale è stata rinvenuta una monumentale tomba d’epoca nuragica. Per fermarsi poi alla vecchia stazione ferroviaria – che ospita il Museo Labenur, con riproduzioni in ceramica, bronzo e pietra di reperti nuragici – e, verso sera, a Tenuta Pilastru, un elegante stazzo (struttura pastorale autosufficiente) ripristinato e convertito in resort dalle camere spaziose e dotato di spa. Gli attuali proprietari saranno lieti di indicare a chi lo desidera le escursioni a cavallo e i percorsi di trekking più interessanti.

 

L’indomani, verso Palau, la tappa è la Roccia di Capo Orso, una possente collina di granito alla quale gli agenti atmosferici hanno conferito una bizzarra forma a plantigrado. Imboccando la statale 133 verso Santa Teresa Gallura si arriva a Porto Pozzo, borgo arroccato in una suggestiva insenatura. Luogo ideale per i velisti e ottimo punto di partenza per esplorare le Bocche di Bonifacio. L’arcipelago della Maddalena si tocca con un dito.

Verso nord, la strada corre in un lussureggiante bosco di querce da sughero alternato a imponenti massi di granito, talvolta immani sculture lavorate dal vento di Maestrale, talvolta inamovibili nei secoli. Tra una curva e l’altra si scorgono il mare turchese e trasparente e le spiagge rosa e bianche. Come Conca Verde, con la sua sabbia fine e compatta di colore dorato e qualche masso sull’arenile: da lontano l’acqua è una tavola di colore che muta dal verde smeraldo all’azzurro. O La Marmorata, lunga e bianca, dalle acque turchesi e calme. Alle sue spalle gli amanti del trekking scoprono sentieri costieri spesso deserti che conducono alle piccole insenature vicine. 

Cala Sarraina (SS)

Il mare è l’indiscusso protagonista di Santa Teresa Gallura. Vittorio Emanuele I di Savoia la fondò nel 1808, ribattezzando col nome della moglie Maria Teresa una località detta Longosardo, belvedere verso le scogliere di Bonifacio. L’abitato segue il sinuoso andamento di due insenature. A oriente Porto Longone, dove sorge il porto turistico, a occidente la baia di Rena Bianca, distesa di sabbia finissima dai colori abbaglianti, a pochi passi dalla piazza principale del paese. Le sue limpide acque ammaliano con mille tonalità. È controllata dall’alto dalla torre di Longosardo, costruita nel ‘500 per volere di Filippo II di Spagna.

 

Intorno al borgo altre affascinanti spiagge. Servono almeno tre giorni per scoprirle, con tante altre occasioni di svago. Passeggiando in centro, si possono acquistare maschere e coltelli fatti a mano dall’artigiano Salvatore Mura. La cena con tanto pescato locale si prenota al ristorante Da Thomas. Chi vuole provare la cucina gallurese di terra, tra cui la suppa cuata (una zuppa in cui si alternano formaggio e pane secco imbevuti di brodo bollente), può dirigersi invece all’Agriturismo Gallura, in località Lu Colbu, in aperta campagna, mentre le notti si trascorrono nello stazzo Li Nalboni, dove si impara anche a fare la pasta a mano.

 

C’è spazio anche per chi ama l’archeologia, nel complesso di Lu Brandali: un villaggio nuragico di cui si apprezza la ricostruzione virtuale. Uno dei must è la visita a Capo Testa, punta settentrionale dell’isola. Lungo l’istmo che unisce la penisola-promontorio alla terraferma si distendono due invitanti spiagge, Rena di Ponente e Rena di Levante, per godere del mare con qualsiasi condizione di vento.

Dalla spiaggia occidentale si arriva fino a Capicciolu, fatta di granelli dorati. Cala Spinosa, poco prima del faro che svetta sul promontorio, è invece un’insenatura incastonata in massicci di granito maestosi e dalle forme bizzarre, ideale per chi ama lo snorkeling. Nella parte occidentale del capo, spicca lo spettacolo di Cala Lunga e Valle della Luna, simbolo di Santa Teresa: tra pareti di granito, modellate dalla natura, affiorano calette nascoste. Uno scenario meraviglioso, perfetto da vivere in solitudine anche in estate.