In cover, Bagnoli del Trigno
È vero, il Molise non esiste. Non esistono le spiagge sabbiose dell’Adriatico che si snodano per 35 chilometri nei comuni di Montenero, Petacciato, Termoli e Campomarino, in provincia di Campobasso. Non esistono le colline dai profili morbidi che dal mare salgono verso le montagne aspre segnando il confine con l’Abruzzo, il Lazio (Monti della Meta) e la Campania (Monti del Matese). Tutte queste meraviglie non esistono per chi non vuole abbandonare le rotte consuete e avventurarsi alla ricerca di scorci unici, di luoghi incontaminati dal turismo di massa, di esperienze che rimarranno ricordi indelebili.
Una chiave di lettura per un itinerario che dal mare risale fino alla montagna è la sosta nei borghi molisani. Una volta centro della vita familiare e lavorativa di contadini e artigiani, come in molte zone d’Italia, si sono via via spopolati a causa delle migrazioni verso le grandi città. Col tempo le case, le chiese, i centri della vita sociale sono stati inghiottiti dall’incuria e dall’abbandono mentre i campi, una volta rigogliosi, si sono rinselvatichiti. Ma i molisani non hanno accettato questo degrado dei luoghi d’origine e, così, in molti si sono adoperati per far tornare i borghi al loro antico splendore. La riqualificazione è passata attraverso la valorizzazione turistica che ha portato a una forma di ospitalità diffusa, trasformando le abitazioni in strutture ricettive. E, poiché l’unione fa la forza, cinque imprenditori del settore hanno deciso di fare squadra creando Moleasy: una rete di cinque realtà, in altrettante zone della regione, da cui fare base per partire alla scoperta del territorio.
Partendo dal mare di Termoli c’è la Residenza Sveva, un albergo diffuso nato dalla ristrutturazione di diversi edifici del centro storico. A pochi passi dalla Residenza si ammira la cattedrale di Santa Maria della Purificazione dedicata a San Basso, patrono della città, edificata nel 1037 sopra i resti di un tempio pagano dedicato a Castore e Polluce. Oltre alle reliquie del santo riposano qui anche le ossa di San Timoteo, discepolo di San Paolo. Il centro storico è racchiuso dalle mura medievali su cui svetta, dal lato nord, il Castello Svevo. Nel 1902 divenne monumento nazionale e nel 1909 la Marina militare posizionò sulla parte più alta dell’edificio una stazione meteorologica che è in funzione ancora oggi.
Scendendo verso il mare si trova la Passeggiata dei trabucchi, che dai piedi del Castello segue tutta la cinta muraria fino al porto. I “trabucche” (così li chiamano i termolesi) sono delle palafitte che si incontrano in diverse zone della costa adriatica. Dedicate alla pesca, sono dotate di una piccola cabina e due antenne, che si sporgono sull’acqua per molti metri, a cui è legata una rete rettangolare.
Le Sette Querce
Risalendo le colline verso l’Abruzzo si raggiunge Bagnoli del Trigno (IS), un paese di poco più di 700 abitanti arroccato su un massiccio roccioso che domina la valle del fiume Trigno. La Perla del Molise, così è soprannominato Bagnoli, si arrampica per un dislivello di oltre 100 metri (a 660 metri sul livello del mare c’è la parte bassa e a 783 quella più alta) che ha dato vita a due zone ben distinte e da sempre in lotta, la Terra di sotto e la Terra di sopra. Su un masso di pietra calcarea si trovano i ruderi del castello longobardo che dominano ancora, spettrali e cadenti, l’intero abitato.
Ai piedi del Paese delle fate (altro appellativo di Bagnoli) c’è il Domus Hotel, una struttura dedicata al benessere e alla salute che ospita all’interno la Domus Medica, il cui direttore scientifico è Franco Mastrodonato. Presidente della Società italiana di medicina biointegrata (Simeb), Mastrodonato è anche lo scopritore degli effetti antitumorali del Prunus spinosa trigno, un arbusto spinoso che cresce in Molise. Addentrandosi nelle montagne si arriva a Borgotufi, nel comune di Castel del Giudice (IS), un albergo diffuso nato dalla voglia di creare qualcosa di bello e utile per la propria terra natale da parte di Ermanno D’Andrea, imprenditore nato a Capracotta ma di residenza a Milano, dove gestisce l’azienda di famiglia D’Andrea, leader mondiale nella produzione di accessori di alta precisione per macchine utensili.
A Castel del Giudice è da visitare il Giardino delle mele dell’azienda agricola Melise, dove si coltivano oltre 60 varietà autoctone antiche. Andando verso sud, sempre in provincia di Isernia, si incontra il Parco Regionale dell'Olivo di Venafro, che è parte della rete mediterranea dell’olivicultura storica. L’olio di questo paesino, infatti, è citato da storici romani e si dice che qui, fra gli ulivi millenari, resistano ancora alcune piante dell’azienda olearia di Marco Porcio Catone. Inoltre, al Museo archeologico si possono trovare dei reperti unici, come gli scacchi più antichi d’Europa risalenti al X secolo d.C. o la splendida Venere di Venafro del II secolo d.C. Scendendo al confine con la Campania si scopre il villaggio rurale ottocentesco Le Sette Querce, trasformato in albergo diffuso e intorno al quale vive allo stato libero una mandria di asini. Oltre alle camere tradizionali si può alloggiare nella Stanza dell’eremita, dotata di letti in paglia e priva di energia elettrica e collegamenti telefonici. Da qui si parte alla scoperta di Altilia (CB), una piccola città romana del I secolo d.C. perfettamente conservata.
Si è di nuovo in provincia di Campobasso per esplorare l’area Sic (Sito di interesse comunitario) del Parco Fluviale del fiume Biferno. A Colle d’Anchise c’è il borgo La Piana dei Mulini sorto nel 1700 come mulino ad acqua e centro per la colorazione delle lane. In seguito, il mulino è diventato una centrale idroelettrica che ha fornito energia a tutti i comuni della zona della Piana fino agli anni ‘70. Ciò che è rimasto di quelle rovine è stato recuperato in un progetto che comprende un albergo diffuso, una residenza d’epoca e un ristorante. E in paese non mancano le sorprese: si possono visitare il castello feudale, la torre longobarda, la chiesa di Santa Maria degli Angeli del 1300 e la chiesetta di Santa Margherita, costruita su un tempio sannita.
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