In cover, celebrazione natalizia nella Basilica della Natività, Betlemme © Francesco Cito

«Ogni viaggio è un pellegrinaggio». È con le parole dello scrittore tedesco Ernst Jünger che ci piace dare avvio alla nuova avventura di questa rubrica: Buon viaggio brava gente. La vita viene frequentemente raccontata come un viaggio, la metafora di un pellegrinaggio terreno che l’essere umano intraprende per raggiungere una meta lontana e, spesso, misteriosa.

 

La letteratura, antica e moderna, è ricca di esempi – Ulisse, Abramo, Gilgamesh – di come l’esistenza dell’uomo sia segnata da itinerari imprevedibili e prove difficoltose. Secondo La Bibbia, la nascita del Bambino avviene in una stalla di Betlemme, in Palestina, e la sua vita si svolge poi a Nazareth: la biografia di Cristo è l’esemplificazione di come l’esistenza sia un cammino da un luogo a un altro, attraversando la strada indicata da Dio per portare a compimento la salvezza.

L'eremo di Greccio (RI) © Maurizio Distefano/Alamy Stock Photo

Sotto il governo di Cesare Augusto, Maria incinta e Giuseppe si recano a Betlemme per un censimento. La gravidanza, come il viaggio, nasconde sempre delle sorprese e, prima di essere arrivati a destinazione, iniziano le doglie. Il primogenito, Gesù, nasce in una stalla, un luogo di fortuna come si direbbe oggi. Una stella cometa guida il cammino dei Re Magi, con i loro doni, per rendere omaggio al nascituro: il figlio di Dio. Betlemme diventa la partenza di questo viaggio che ci porterà a conoscere altri due luoghi della tradizione natalizia.

 

Nel corso dei secoli, la stalla viene sostituita dalla Basilica della Natività, meta di viaggiatori e pellegrini che ogni anno si recano in Terra Santa per percorrere le vie di Gesù. Sentimento religioso e usanze da sempre vanno a braccetto, si intrecciano e, a volte, si sovrappongono. Il Medioevo è, forse, l’epoca in cui queste intersezioni si fanno più forti e concrete: le Sacre rappresentazioni sono, di fatto, parte delle fondamenta del teatro moderno.

La piazzetta di Minuta, frazione di Scala (SA) © Comune di Scala

Non è escluso che San Francesco non conosca, o non abbia assistito a una di queste rappresentazioni. Le chiese sono un tripudio di affreschi, vetrate, sculture e opere d’arte che rappresentavano la Sacra Famiglia, la nascita di Cristo. La povertà della Vergine e l’indigenza della nascita di Gesù rimarranno scolpiti nel cuore del Santo di Assisi, che ne farà il suo principale insegnamento.

 

Il Natale è per lui la “festa delle feste”: nel 1223, decide di mettere in scena a Greccio (RI) – seconda tappa del nostro viaggio – la Natività. Tutti gli abitanti del borgo sull’Appennino reatino partecipano alla grande rappresentazione. Le Fonti Francescane raccontano la gioia della gente, la disponibilità ad ascoltare e fare ciò che Francesco chiedeva: «Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia». È la prima rappresentazione del presepe.

 

Se è vero, come è vero, che chi canta prega due volte, pochi sanno che il famosissimo inno natalizio Tu scendi dalle stelle viene ispirato nel più antico borgo della Costiera Amalfitana: Scala (SA), la terza tappa del nostro peregrinare natalizio. Questa composizione deriva dal meno noto canto sacro Quanno nascette Ninno scritto a Santa Maria dei Monti a Scala, dove Don Alfonso Maria dei Liguori, poi proclamato santo, nel 1731 compone il “canto dei canti” del Natale. Stando a contatto con pecore e pastori, in un’atmosfera idilliaca, scrive il celebre testo in dialetto napoletano.

 

E non è un caso: lo fa proprio per i fedeli più poveri e meno colti affinché anche loro possano comprenderne il significato. In italiano il titolo si traduce con Quando nacque il bambino, che in napoletano è semplicemente il “ninno”. Il primo testo di un canto religioso è scritto quindi in partenopeo e questa è una grande novità per l’epoca. Solo successivamente, Sant’Alfonso compone anche Tu scendi dalle stelle, come versione in lingua italiana derivante dalla prima originale composizione in dialetto.

 

Tre momenti di un viaggio straordinario che ci fanno comprendere perché la nascita di Cristo riesca a far innamorare tutti, anche non credenti. Il drammaturgo e poeta tedesco Bertolt Brecht nella sua poesia Leggenda di Natale scriveva: «Oggi stiamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta. Il vento corre di fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché tu ci sei davvero necessario».

Articolo tratto da La Freccia