In cover, Ski area Civetta, Monte Pelmo (BL) © Emanuele Basso - Archivio Alleghe Funivie

Un’escursione sciistica straordinaria, incastonata nello spettacolare scenario dolomitico che fu teatro del tragico conflitto del triennio 1915-18: il Giro della Grande guerra compie quest’anno 25 anni e si propone come ski tour simbolo per il suo valore storico e un’estensione che non trova eguali in Italia. Il percorso deve il suo nome all’attraversamento di luoghi che hanno visto i soldati italiani e austroungarici scontrarsi nella Prima guerra mondiale, come testimoniato da reperti, trincee nelle rocce, cammini di ronda e fortini disseminati lungo un tracciato che si snoda ai piedi di cime dal fascino eterno. Un itinerario che in estate diventa trekking ma d’inverno racconta un aspetto ancora più significativo, spingendo a posare lo sguardo verso una scenografia di ghiaccio e neve di struggente bellezza, capace di riportarci ancora più intensamente alle emozioni vissute durante il conflitto. Per queste ragioni, è noto anche come Sentiero della pace.

Photo © Davide Dal Mas

Lo abbiamo percorso dandoci appuntamento ad Alleghe, località in provincia di Belluno affacciata sull’omonimo lago dove, nel 1997, Silvano Rudatis ideò il Giro della Grande guerra. Civetta, Pelmo, Tofane, Lagazuoi, Conturines, Settsass, Sassongher, Sella e Marmolada sono le montagne più significative toccate dal tracciato, che uno sciatore di buon livello può compiere in una sola giornata. Particolarmente spettacolari la pista che dal Lagazuoi porta al rifugio Scotoni, da molti considerata la più bella di tutte le Alpi, e la Bellunese che, con i suoi 12 chilometri dalla cima della Marmolada a Malga Ciapela, è la più lunga d’Italia.

Caratteristica essenziale del Giro è il suo svilupparsi intorno al fulcro immobile del monte simbolo della Prima guerra mondiale, il Col di Lana, in un progetto che da subito ha acceso l’entusiasmo delle comunità locali. Così, nel dicembre del ‘97, gli impiantisti dei vari comprensori organizzarono una suggestiva cerimonia di inaugurazione alla presenza di autorità civili e militari, operatori turistici e maestri di sci di tutto l’arco dolomitico, uniti in omaggio alla cultura storica locale. Il disegno complessivo è un anello che abbraccia in 80 chilometri alcune tra le aree più famose del Dolomiti Superski: Arabba-Portavescovo, Alta Badia, Lagazuoi, Averau, Nuvolau, Civetta e Marmolada.

Alleghe, Monte Civetta (BL) © Roberto De Pellegrin - Archivio Alleghe Funivie

Siamo dunque partiti da Alleghe, dopo un paio di giorni impiegati sciando lungo i 72 chilometri della ski area del Civetta. Consigliamo infatti di compiere la Grande guerra solo dopo aver ripreso confidenza con gli sci: è importante, in particolare, misurarsi con la resistenza allenandosi sullo storico tracciato della Gran Zuita, sette chilometri di scenario mozzafiato distribuiti lungo mille metri di dislivello.

Una volta ripresa dimestichezza, abbiamo intrapreso il Sentiero della pace di mattina presto. Con gli sci ai piedi, siamo passati per il Col dei Baldi e il Col Fioret, raggiungendo Pescul, nel comune di Selva di Cadore. Lo skibus ci ha portati poi sul Passo Giau, in località Fedare, dove abbiamo raggiunto il Rifugio Averau. Siamo così entrati nella ski area delle Cinque Torri, dove si estende il Museo all’aperto della Grande guerra, con le trincee italiane ancora visibili. Quindi ci siamo diretti verso il Col Gallina e il Passo Falzarego, dove la funivia conduce in cima al Lagazuoi, da cui scorgiamo le feritoie della Galleria di mina italiana, e al Forte Tre Sassi, mentre sulla cresta del Piccolo Lagazuoi appare la postazione austriaca Feldwache 4.

Ski area Civetta, Monte Civetta (BL) © Emanuele Basso - Archivio Alleghe Funivie

Da questa magnifica sommità parte l’indimenticabile esperienza sciistica dell’Armentarola, che con i suoi otto chilometri e mezzo scende verso San Cassiano (BZ). Passando per Piz Sorega, si raggiunge Pralongià e Passo Campolongo e, sempre con gli sci ai piedi, ci si ritrova di nuovo nel Bellunese, verso Arabba. Salendo a Porta Vescovo, attraverso il Padon scendiamo a Malga Ciapela, ai piedi della Marmolada. Da qui un’imperdibile deviazione ci permette di visitare il Museo della Grande guerra in Marmolada, il più alto d’Europa e luogo della memoria di quanti si trovarono a combattere a tremila metri. Raggiungendo poi Punta Penia, a quota 3.434 metri, affrontiamo La Bellunese per ritornare a Malga Ciapela. A questo punto non resta che concludere il tour prendendo lo skibus fino ad Alleghe, contemplando il celebre versante nord-ovest, noto come Parete delle pareti, che caratterizza il Monte Civetta.

Abbiamo dunque terminato il Giro della Grande guerra in senso antiorario, come raccomandato dai maestri di sci di Alleghe. Se si è in possesso di una buona tecnica lo si può compiere anche da soli, ma l’accompagnamento di guide esperte permette di conoscere al meglio il territorio e di apprenderne la ricca storia.

Hotel Alla Posta, Alleghe (BL) © Fotoriva

Percorrere il Sentiero della pace significa, inoltre, farsi testimoni di una tragedia molto più recente: la tempesta Vaia, il disastro naturale che, a fine ottobre 2018, ha spazzato via 15 milioni di alberi, spogliando una superficie boschiva di 70mila campi da calcio e causando danni per tre miliardi di euro. Così ricorda quei drammatici momenti Francesca Ada Pra, proprietaria di quinta generazione dell’hotel Alla Posta di Alleghe che, con i suoi 155 anni, è il più antico delle Dolomiti Bellunesi: «Il nostro paese, nel giro di una notte, si è trasformato in un paesaggio medievale. Siamo rimasti per un mese senza corrente e, in alcune zone, addirittura senza acqua. Il nostro secondo albergo, lo Sporthotel Europa, è stato sommerso da due metri di acqua, coni tronchi di migliaia di alberi, spostati per centinaia di metri, ammassati di fronte all’entrata».

Un racconto fondamentale per non dimenticare il durissimo periodo affrontato dai lavoratori della montagna in Veneto in questi anni sconvolgenti, tra la tempesta Vaia e il lockdown che nel 2020 ha di nuovo arrestato le attività invernali. «Con il generatore in funzione, l’hotel si è messo al servizio dei nostri impiegati, per offrire pasti caldi a tutti quelli che si davano da fare per ricostruire la nostra comunità». I Pra, infatti, sono stati al centro dell’attenzione mediatica lo scorso anno per aver convertito gli impieghi dei loro dipendenti ordinari in lavori straordinari di ristrutturazione degli edifici, nel segno dello slogan “Vogliamo solo lavorare”. Un’esperienza che ha trasformato la tragedia in opportunità, simboleggiata dalla nuova facciata dell’hotel Alla Posta, restaurata proprio con il legno degli alberi caduti sotto la furia di Vaia.

Articolo tratto da La Freccia

Scegli il treno per i tuoi spostamenti

Viaggia con Frecce, Intercity e Regionali