In apertura, in cammino verso Castel d’Asso (Viterbo) © Marco Mazzola

Sono diversi i sentieri archeologici e le vie cave che celebrano i fasti della civiltà etrusca. Dal cammino Italia Coast to Coast, che attraversa i maestosi cunicoli scavati nel tufo tra i boschi di Sovana, Sorano e Pitigliano, in Maremma, fino alla messa a sistema di tre percorsi nel sito Unesco della Banditaccia di Cerveteri, vicino a Roma, con il loro scenografico gioco tra acqua e pietra che sgorga da cinque rigogliose cascate.

Ora, la nascita di Walking Tuscia torna a sviluppare un fil rouge che, nel legame d’irresistibile fascino tra archeologia e cammino, si propone come capofila di un progetto ancora più ampio: disegnare un grande cammino tirrenico che, dalla zona di Cerveteri, colleghi i principali siti etruschi della costa, fino a raggiungere l’alta Toscana attraverso la rete viaria a piedi che sta sorgendo nel centro Italia. Un disegno, dunque, che possa restituire la giusta proporzione di una civiltà, spesso relegata a poche pagine sui libri di storia, che anticipa l’immersione nell’eterno mondo dei Romani.

La necropoli etrusca di Castel d’Asso

La necropoli etrusca di Castel d’Asso © Luisa Mezzacapa

A ben vedere, dovremmo invece parlare di Etruschi riferendoci a un arco temporale di oltre mille anni, andando a toccare vaste aree del Lazio, della Toscana, dell’Umbria occidentale, spingendoci fino alla Campania e, più a nord, in Emilia-Romagna, nel Veneto meridionale, nella Lombardia sud-orientale, sino ad addentrarci addirittura oltremare, in Corsica e in Sardegna. Numerosi studi hanno infatti messo in luce la relazione tra questo popolo e la civiltà nuragica, ma anche i Fenici e i Greci, specialmente intorno all’VIII secolo a.C. Una contaminazione culturale testimoniata dal fiorente artigianato della ceramica, evidente nell’affinità reciproca della manifattura di un pregiato vasellame.

Tra l’iniziale periodo villanoviano, attestato intorno al IX secolo, e gli ultimi documenti in etrusco del I secolo d.C., c’è stato in mezzo lo spazio per la conquista romana, che determinò la progressiva assimilazione culturale e la scomparsa di città come Vulci, Veio, Volsinii o Populonia, mentre più a nord le incursioni dei Celti distrussero centri importanti come Felsina, Melpum, Marzabotto o Spina.

La necropoli etrusca di Castel d’Asso

La necropoli etrusca di Castel d’Asso © Luisa Mezzacapa

E veniamo dunque a capire più da vicino l’importanza di Walking Tuscia, una nuova “via degli Etruschi” nata dall’esigenza di promuovere i siti archeologici e i borghi della zona a essi collegati. Un progetto che vede lo sviluppo di un percorso basato su una sentieristica esistente, nella cornice compresa tra le colline e i laghi di Bracciano, Vico e Martignano. A guidare questo progetto di valorizzazione del territorio c’è Luisa Mezzacapa, una laurea in architettura, tecnico dell’organizzazione e comunicazione di eventi culturali, camminatrice e presidente dell’associazione Walking Italia, che ha ideato Walking Tuscia come format vincitore di un recente bando della Regione Lazio rivolto al rilancio del turismo locale.

Incrociando il tematismo etrusco con quello della valorizzazione dei prodotti tipici della zona, l’iniziativa ha intercettato la necessità delle attività commerciali e ricettive di mettersi in rete attraverso l’adesione alla Rasna Card - gli Etruschi erano chiamati Rasna, appunto, o Rasenna - che rappresenta il passaporto identificativo del turista, dove apporre timbri di tutte le realtà aderenti all’iniziativa. Una sorta di lasciapassare per accedere a sconti, salta-fila e agevolazioni presso i musei convenzionati, le strutture ricettive o i ristoranti lungo un circuito di ben sette cammini identificati da colori differenti. Ogni percorso è stato organizzato per essere compiuto integralmente in quattro o cinque giorni, con la segnaletica del Club alpino italiano (Cai) che unisce dunque i più bei sentieri esistenti sul territorio.

La cinta muraria di Barbarano Romano (Viterbo)

La cinta muraria di Barbarano Romano (Viterbo) © Luisa Mezzacapa

Il supporto delle tracce in formato GPX, scaricabili dal sito ufficiale di Walking Tuscia, la presenza di numerose stazioni ferroviarie sul territorio che permettono il raggiungimento agile degli itinerari, la struttura ad anello di tutti i segmenti - che possono dunque essere percorsi iniziando dal punto più conveniente per il turista - permettono la fruizione dei sette cammini in totale autonomia e senza l’uso dell’automobile.

Il percorso Rosso (96 km totali), partendo da Viterbo in senso antiorario, attraversa le necropoli etrusche di Castel d’Asso e Norchia, Blera, la cinta muraria di Barbarano Romano, Vetralla, San Martino al Cimino, il borgo di Donna Olimpia. Il Marrone (84 km), partendo da Capranica, porta a Barbarano Romano, arrivando alla storica Civitella Cesi, passa per Canale Monterano, che ospita una fontana di Gian Lorenzo Bernini, Manziana, Oriolo Romano, Bassano Romano e Sutri.

Il cammino Rosa (55 km) conduce da Capranica a Barbarano Romano, Vetralla e Ronciglione. Il Beige (100 km) comincia da Vignanello e attraversa Caprarola, che ospita le meraviglie di Palazzo Farnese, Ronciglione, Capranica, Sutri, il delizioso borgo di Nepi con il suo Palio dei Borgia, Castel Sant’Elia, Civita Castellana, Corchiano. Il Giallo (70 km) parte da Bagnaia, con la strepitosa Villa Lante, arriva a San Martino e, seguendo il Lago di Vico, raggiunge Caprarola, Canepina, Soriano nel Cimino.

Blera (Viterbo)

Blera (Viterbo) © Luisa Mezzacapa

L’Arancione (91 km) prende il via anch’esso da Bagnaia, prosegue per Soriano nel Cimino, scende a Vignanello e volge verso Gallese, Vasanello, Bassano in Teverina, Chia e la celebre Bomarzo con il suo Parco dei mostri. Attraversa siti etruschi di grande suggestione e arriva poi a Vitorchiano, dov’è possibile ammirare un’altra sorpresa: un Moai di sei metri, impressionante scultura tipica dell’Isola di Pasqua, creata da 19 scalpellini provenienti dall’atollo polinesiano. Resta infine il Viola (60 km) che da Viterbo raggiunge il sito archeologico etrusco di Ferento, tocca il borgo fantasma di Celleno, passa per le grotte di Santo Stefano, saluta ancora una volta il borgo sospeso di Vitorchiano e Bagnaia.

Una sinfonia di suggestioni antiche e moderne, in controluce rispetto al leit motiv etrusco che accompagna i camminatori a ogni passo. Walking Tuscia è nato ufficialmente, con l’appoggio della Regione Lazio, durante un evento che si è svolto dal 28 ottobre al 2 novembre: nell’occasione, è stato percorso il Cammino Rosso dando il via alle imminenti inaugurazioni degli altri sei.

L’interesse che il progetto sta riscuotendo è espresso dall’attenzione mostrata fin dall’inizio dai Musei Vaticani, e dalle partnership formalizzate - tra gli altri - con il Museo nazionale etrusco di Viterbo e quello di Roma, il Museo archeologico nazionale di Napoli e quello di Palermo, il Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, quello di Veio, il Parco di Marturanum e l’Oasi WWF di Pian Sant’Angelo. Secondo la presidente dell’associazione Walking Italia Luisa Mezzacapa, che ha raccolto 15 patrocini dei Comuni che insistono sul sistema dei percorsi, «la cultura statica legata ai siti archeologici e ai musei si congiunge a quella dinamica di chi cammina».

Articolo tratto da La Freccia

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