Remota e isolata, d’una bellezza antica non corrotta dal trascorrere del tempo, la Basilicata negli ultimi anni è riuscita a trasformare un punto di debolezza in un tratto di unicità. Nell’era precedente al 2019, anno in cui Matera è stata nominata Capitale europea della cultura, quella geografia fatta di paesaggi dal fascino ancestrale apparentemente disconnessi dalla civiltà e di infrastrutture mancanti ne aveva decretato la sparizione dalla mappa delle destinazioni turistiche italiane.
Ora che abbiamo invece imparato a stupirci alla vista dei calanchi e delle murge lucane, ecco che il desiderio di esplorarla è divenuto sempre più un trend. Ma, attenzione: se vogliamo entrare in contatto con la sua dimensione più autentica, con quella riservata meraviglia che coglie di sorpresa, la Basilicata va scoperta con delicatezza e in quieto silenzio.
Così, oggi, questa terra è capace di offrirci innumerevoli traiettorie, lungo la sua superficie nemmeno tanto piccola, in cui i paesaggi naturali prevalgono su quelli artificiali. Non a caso, con i suoi 57,8 abitanti per km², è la regione meno densamente popolata dopo la Valle d’Aosta.
Chi vuole conoscere questo territorio, predisponendosi all’ascolto lento, può sperimentare due itinerari a piedi percorribili in giornata, il primo in provincia di Matera, l’altro nei dintorni di Potenza, a cui abbinare altrettanti eventi musicali. Sì, perché in questo luogo così peculiare fioriscono iniziative che uniscono la cultura a itinerari da percorrere a ritmo slow. Una tendenza analizzata nell’ambito del convegno dedicato al turismo musicale e sostenibile, in calendario a Matera il 28 ottobre presso la Fondazione Le Monacelle.
Il pianista Maurizio Mastrini a Matera durante l’edizione 2013 del festival Gezziamoci
Lo stesso giorno alla Casa Cava, con ospite il Cinemascope Trio, è prevista la proiezione del film-concerto Basilicata dreaming, in collaborazione con l’Onyx Jazz Club, organizzatore del celebre festival Gezziamoci. Il progetto di Nils Berg, uno degli interpreti più influenti del jazz svedese, raccoglie le voci, i volti e il canto di un’intera comunità, sullo sfondo di un paesaggio che comprende cinque aree protette della regione. L’evento chiude i lavori dell’assemblea annuale dell’associazione I-Jazz, in programma il 27 a Palazzo Malvinni Malvezzi, che rappresenta oltre 80 soggetti attivi in tutte le regioni italiane nell’organizzazione di festival e rassegne.
Per conoscere più in profondità i territori raccontati nel documentario l’ideale è attraversare a piedi il Parco della Murgia materana. Raffaele Lamacchia, guida turistica ed escursionistica, ne sottolinea la straordinaria ricchezza evidenziandone le peculiarità: «È abitato sin dal Paleolitico e quest’anno compie 30 anni di vita come Patrimonio Unesco». Circa ottomila ettari di territorio tra Matera e Montescaglioso, con paesaggi incontaminati che testimoniano il matrimonio, qui strettissimo, tra uomo e natura, e sentieri costellati da chiese rupestri intagliate nella roccia arenaria come sculture. «I percorsi emblematici per scoprire questo territorio», prosegue Lamacchia, «sono due: il primo è il Rupestre, di circa 12 chilometri, con vista Sassi, tra Murgecchia e Murgia Timone, poi c’è il Matera-Montescaglioso, un trekking di potente suggestione lungo 20 chilometri. Ciascuno è percorribile in un solo giorno di cammino».
© Gigi Esposito
Il Rupestre regala scorci affascinanti su vallate di tufo scavate dalle mani dell’uomo, con giganteschi pinnacoli che sono stati ritratti nei quadri dipinti dall’artista locale Luigi Guerricchio e immortalati negli scatti in bianco e nero del fotografo ligure Mario Cresci. «Una volta raggiunta Cava Paradiso», spiega Lamacchia, «si arriva al Parco scultura La palomba, dove è presente l’installazione Global Last Supper, realizzata da Antonio Paradiso con l’acciaio estratto dalle macerie delle Torri Gemelle di New York». Il percorso, racconta la guida, incrocia una gravina e un torrente, chiese rupestri e numerose cave. Risalendo Murgia Timone, si raggiunge infine un belvedere, da cui si possono ammirare i Sassi di Matera. Il secondo cammino suggerito da Lamacchia è uno dei più suggestivi che si possano compiere in terra lucana: il trekking Matera-Montescaglioso. Il sentiero conduce alla grandiosa Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo seguendo un percorso che si snoda lungo il torrente Gravina. Costeggiano la strada casali rupestri e tesori unici al mondo, come l’imperdibile Chiesa di Cristo la Selva. La seconda esplorazione ci porta invece in provincia di Potenza, per scoprire un percorso che è un’autentica chicca, anch’esso fortemente innestato in un contesto musicale. Si parte da Pietragalla per arrivare alla Cattedrale di Acerenza, passando per il Castello di Monteserico. Si tratta di un breve viaggio a piedi, attraverso sentieri di lunghezza variabile, da cinque a 12 chilometri, da scegliere a seconda delle proprie capacità. Il cammino inizia da una collinetta con 200 piccole costruzioni in pietra, i tipici palmenti di Pietragalla, forme di architettura rupestre adibite alla fermentazione dell’uva. Il mosto ottenuto veniva conservato in grandi botti situate nelle grotte del centro storico del paese, alle quali si arrivava percorrendo la cosiddetta via del vino. Da qui è già visibile Acerenza, la città-cattedrale e nostra meta finale, così definita per l’imponente edificio sacro che la domina. Consacrata nel 1080, custodisce il bastone pastorale di San Canio, reliquia capace di muoversi sfidando le leggi della fisica.
Per raggiungerla a piedi si cammina su antichi tratturi e si attraversano ruscelli, ci si immerge in prati immensi e si fiancheggiano i famosi calanchi che dona[1]no all’escursione un fascino indimenticabile. Imperdibile è anche il castello di Monteserico, a circa 15 chilometri da Genzano di Lucania. Edificato nell’XI secolo, il suo severo profilo rappresenta un interessante esempio di architettura medievale lucana.
E veniamo alla musica, in questo caso classica. Sì, perché è proprio in questi due borghi che si svolge l’attività della Fondazione Accademia Ducale nata nel Palazzo Ducale di Pietragalla, con sede anche nel centro storico di Acerenza. L’istituto, così come accade in provincia di Matera, rappresenta un virtuoso esempio di quanto sia importante investire nel turismo culturale: i due paesi accolgono musicisti, musicologi, compositori e artisti che ravvivano questi luoghi rendendoli attrattivi tutto l’anno. La Fondazione, dunque, si pone l’obiettivo di portare la grande musica nei piccoli centri, «con l’intento di creare un polo culturale che accolga ospiti internazionali e che al tempo stesso studi e ricerchi partiture inedite, eseguite poi in concerto dall’ensemble di musicisti in residenza», spiega il direttore artistico Giuseppe D’Amico.
Stupisce che in un piccolo centro vengano realizzate grandi scoperte musicali e si attivino collaborazioni prestigiose, come quella con il violinista e direttore d’orchestra israeliano Shlomo Mintz, che il 14 ottobre torna per la seconda volta a Pietragalla, dirigendo un concerto con brani inediti di Ludwig van Beethoven. La scaletta comprende, infatti, una serie di valzer e il Piano concerto numero 6 rimasto incompiuto che vede Luca Ciammarughi come solista. Un gigante in un piccolo borgo: è uno di quei contrasti che rendono speciale la Basilicata.
Articolo tratto da La Freccia ottobre 2023
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