In apertura, escursione con vista su Poggio Mirteto (Rieti) © Diego Fratali

«C’è bisogno di iniziare un nuovo cammino coltivando con cura anche il più piccolo seme da cui far nascere nuovi fiori e alberi. I semi sono tutte quelle esperienze che con coraggio irrompono nel fiume della storia, per costruire nel quotidiano un modo inedito di abitare il mondo». Parole di Paolo Piacentini, uno dei massimi esperti dei cammini italiani, che risuonano in controcanto con la voce di Pino Soden Palumbo, monaco zen e fondatore del Centro Hōdo di Montorio Romano in Sabina, a 50 km da Roma. Un pensiero che da manifesto culturale è divenuto intento concreto nel Cammino per un nuovo Umanesimo, il viaggio a piedi che attraversa Lazio, Umbria e Toscana abbracciando luoghi della cristianità e del buddismo. Concepito a quattro mani da Paolo e Pino, uomini di passi e di meditazione legati da una profonda amicizia e dalla comune volontà di creare un nuovo modo di intendere il cammino, questo progetto ha dato vita a un percorso a piedi spirituale ma non religioso, animato da un sentire senza bandiere di fede, dove a rivelarsi è la pura fiducia in un’umanità rinnovata, a passo lento. Come spiega Palumbo, infatti, «camminare è uno degli aspetti centrali della meditazione. Nello zen impariamo a porre attenzione sulla realtà interna ed esterna a noi: ogni passo che compiamo è l’unico che esiste e che determina il nostro modo di attraversare il mondo».

Le origini di questo affascinante progetto risalgono al 2009: «In quel periodo », spiega Piacentini, «quando ero presidente del Parco regionale naturale dei Monti Lucretili, venni a conoscenza dell’esistenza a Montorio Romano, proprio dove vive Pino, del romitorio di Sant’Angelo, uno sconosciuto luogo di preghiera scelto dal predicatore Davide Lazzaretti».

Piacentini si riferisce al cosiddetto Cristo dell’Amiata, che intorno alla metà del XIX secolo esercitò, in particolare nelle zone del Monte da cui prese il soprannome, una straordinaria influenza spirituale e sociale, dando vita alla cosiddetta comunità giurisdavidica e ritirandosi con i suoi seguaci sul Monte Labbro, nei pressi della natia Arcidosso. «Decisi così di progettare un tracciato che, riprendendo l’antica tradizione di un pellegrinaggio, collegasse i luoghi simbolici del viaggio umano e spirituale di Lazzaretti».

Il centro storico di Roccantica (Rieti) © Diego Fratali

Piacentini, in dialogo con Palumbo, comincia così a costruire un percorso ispirato agli ideali di giustizia e solidarietà dell’eremita, ma anche al pensiero pacifista di un altro “padre” dell’Amiata, Ernesto Balducci, sacerdote intellettuale nato a Santa Fiora nel 1922 e morto nel 1992, all’indomani del suo visionario Appello per la pace intentato contro la guerra in Iraq.

«La prima edizione del Cammino per un nuovo Umanesimo è stata tenuta a battesimo nel 2022, per celebrare i 30 anni dalla morte di Balducci», specifica Piacentini. Dal 9 al 21 maggio scorsi, invece, è stata realizzata una seconda edizione, in cui hanno marciato insieme una quarantina di persone, compiendo il tracciato definitivo. A ben vedere, dunque, il Nuovo Umanesimo, più che un percorso a piedi tradizionale, è un vero e proprio meta-cammino, libero da caratteristiche canoniche quali la segnaletica specifica, gli obblighi di fare tappa nei luoghi indicati o i pernotti scelti da una lista di ospitalità selezionate. «Lo si può percorrere tutto o partecipare per un giorno soltanto, non apre nuove vie ma utilizza parti di preesistenti tracciati, creando una vera e propria rete. La metafora comunitaria, infatti, è tra le chiavi di lettura essenziali di questo progetto, che è stato ideato per essere affrontato insieme, in un viaggio rituale, una volta l’anno. E che da ora in poi ognuno potrà percorrere», commenta.

Il Sacro speco di Narni (Terni) © anghifoto/AdobeStock

Tra i partecipanti c’è chi sceglie di dormire in tenda sotto le stelle, chi viene accolto negli alloggi a libera offerta messi a disposizione dalle realtà locali, chi sceglie una sistemazione in hotel: ognuno è libero di interpretare quest’avventura a modo suo.

Il percorso si snoda, dunque, dalla provincia di Roma, a Montorio Romano nel Parco dei Monti Lucretili, fino alla provincia di Grosseto, per terminare ad Arcidosso, «nel nome del dialogo tra realtà spirituali, culturali e produttive che si muovono verso un nuovo umanesimo», racconta Palumbo.

La partenza è sancita proprio dall’incontro con Palumbo, con un invito a partecipare a una suggestiva cerimonia del tè al tempio zen. La visita all’eremo di Lazzaretti rappresenta il vero e proprio inizio del viaggio che porta a contatto con numerosi altri luoghi sacri, sentieri immersi in una natura spettacolare e tante realtà di accoglienza. Nella prima tappa, che tocca la variante tiberina della Via di Francesco nel Lazio, si incontra il tempio buddista Santacittarama, abitato da monaci della tradizione tailandese. Si giunge poi al monastero delle Clarisse eremite di Fara in Sabina (Rieti), che ospita il suggestivo Museo del silenzio. Il giorno dopo, a Poggio Mirteto, è preziosa l’esperienza di ospitalità al seminario di San Valentino, mentre, arrivati nell’antico borgo di Roccantica, ad accogliere i camminatori c’è l’emblematico Ostello del tempo perso. A Configni, invece, prima di lasciare il reatino e valicare il confine con l’Umbria, si incontrano i giovani che gestiscono l’Ostello degli Orsini. È poi tempo di raggiungere il magnifico Sacro speco di Narni a Terni, che fu rifugio del santo d’Assisi, sulle orme del Cammino dei protomartiri francescani, alla fine di una salita mozzafiato.

Il tempio buddista Merigar ad Arcidosso (Grosseto) © Franco Ricci/AdobeStock

A quel punto, per arrivare ad Amelia, il sentiero passa per la suggestiva abbazia benedettina di San Cassiano grazie a un tragitto che interseca il cammino dei Borghi silenti e conduce a Montecchio, una zona dove l’ospitalità è curata dalle vivaci attività delle pro loco. Vicino a Castiglione in Teverina, nel Viterbese, si aggancia la Via Romea Germanica e poi, nel territorio etrusco della provincia di Grosseto, tra Pitigliano e Sovana, si tocca il Cammino Italia coast to coast prima di addentrarsi in terra amiatina, con le tappe finali a Castell’Azzara, Santa Fiora e Arcidosso, dedicate a Balducci e Lazzaretti.

Da segnalare, proprio in questa direzione, il lavoro della Cooperativa di comunità Davide Lazzaretti a Roccalbegna, per difendere, innovare e valorizzare i beni del territorio che fu abitato dal celebre eremita. Senza dimenticare, infine, che ad Arcidosso ha sede anche un’importante comunità del buddismo tibetano: Merigar, fondata da Chögyal Namkhai Norbu, grande maestro dell’insegnamento Dzogchen.

È questo il cammino che Piacentini, (piacentinicammina@gmail.com) ideatore della Giornata nazionale del camminare, da presidente onorario di Federtrek ha voluto consegnare agli appassionati. Un’esperienza che risponde al teorema «camminare per cambiare il mondo», da lui descritto in Passo dopo passo, il suo ultimo libro edito da Pacini, in cui invita «alla cura del sé, del territorio, dell’altro».

Articolo tratto da La Freccia di luglio 2023