In apertura, la vista sui ciglioni delle Colline del Prosecco (Treviso) © stevanzz/Adobestock
Dolci saliscendi cullano lo sguardo, l’aria limpida pizzica la pelle e il verde intenso della natura rinfranca lo spirito. Tutto ciò mentre un sorso di Prosecco solletica le labbra e la gola. Tra le colline delle zone di Conegliano e Valdobbiadene, in provincia di Treviso, si produce infatti la famosa bollicina che accompagna aperitivi, cene e serate in compagnia. Ovunque si giri lo sguardo, il paesaggio è unico e suggestivo. Caratterizzato da terrazzamenti erbosi chiamati ciglioni, creati a partire dal ‘600 e nel corso dei secoli dai viticoltori, ha assunto un aspetto a mosaico capace di evidenziare ancor di più il motivo naturalmente ondeggiante del territorio. Proprio la particolare estetica è il motivo per cui, nel 2019, le Colline del Prosecco sono state dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’umanità.
Da pochi mesi è possibile attraversarle a piedi, passando tra vigneti e boschetti, grazie al nuovo Cammino delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, un percorso di 51 chilometri ideato dallo scrittore Giovanni Carraro. Segnato da alpini e volontari, è percorribile in quattro brevi tappe che consentono di godere in piena tranquillità delle bellezze e dell’ospitalità della zona. Prendendo un treno fino a Conegliano nel fine settimana, si può raggiungere facilmente il punto di partenza con un autobus del servizio Prosecco Hills Link, nato dalla collaborazione tra Trenitalia e MOM, l’azienda di trasporto pubblico su gomma della provincia di Treviso. Pensato appositamente per camminatori e camminatrici, il bus parte dalla stazione e attraversa il territorio del Valdobbiadene per arrivare nella cittadina di Vidor.
La chiesa di Vidor © Lorenzo Brugnera
Dal municipio del piccolo centro veneto ci si mette in marcia e, dopo una prima salita che ripercorre le tappe della Via Crucis, si giunge sulla dolce cima del colle del Castello, dove oggi sorgono un piccolo tempio e un monumento in ricordo dei caduti della Grande guerra. Si percorre poi l’armonioso Sentiero dei cipressi fino al Santuario della Madonna delle Grazie di Col Castellon, per proseguire, in un continuo saliscendi, verso il punto panoramico della Costa grande. Dopo essersi rifocillati, si riprende la discesa tra i vigneti in direzione di Col San Martino, frazione di Farra di Soligo, dove passare la notte e concludere la prima tappa.
La mattina seguente ci si rimette in movimento verso Soligo, tra chiesette e abbazie, boschi floridi e torrenti, per raggiungere infine Follina, dove dormire prima dell’inizio della terza tappa. Il cammino ricomincia poi in direzione Marcita, frazione di Follina, da cui si prende la ciclopedonale e la strada comunale del Caldarment fino ad Arfanta, facendo una piccola pausa prima di cercare il tracciato le Rive di San Pietro. Da lì si oltrepassa l’antica chiesa di San Bartolomeo apostolo, non senza essere entrati per ammirare la pala di Francesco da Milano, si prosegue verso il borgo di Reseretta e la località Rive di San Pietro con la sua piccola chiesa campestre fino ad arrivare al centro di Tarzo per trascorrere la notte.
L’abbazia di Follina © Lorenzo Brugnera
Giunti all’ultimo giorno di cammino zaino in spalla, si può scegliere su quale percorso continuare in base al grado di difficoltà. Chi è più stanco o meno abituato a uno sforzo fisico intenso può infatti intraprendere una strada più dolce sul tragitto escursionistico che passa per la colorata Via dei murales, tra Fratta e Colmaggiore, e gli antichi borghi di Con Alti e Con Bassi, nel comune di Vittorio Veneto. I camminatori esperti, invece, dopo aver ricaricato le batterie con una tappa al Giardino museo bonsai della serenità di Tarzo, un paradiso botanico di mille metri quadrati, possono attraversare Monte Baldo, la collina più alta del cammino, e i ruderi del trecentesco castello di Montesel. Ci si ritrova poi a Serravalle per raggiungere il municipio di Vittorio Veneto, la meta finale – e ultimo timbro – del Cammino delle Colline del Prosecco.
L’ideatore Carraro vede il percorso come una metafora del viaggio e della vita stessa: non a caso, vi si intersecano molti altri itinerari, che consentono di visitare ulteriori borghi e luoghi di interesse. Tra questi, la piazza della borgata Follo in cui campeggiano un’antica meridiana e un mascherone in pietra del Barba Zucon, il protagonista di alcune antiche novelle popolari contadine, o i castelli di Collalto e di San Salvatore. Una volta concluso il cammino, quindi, ci si può lasciare guidare dalla curiosità, intraprendere nuovi percorsi e aprirsi a esperienze inedite. Per restare immersi qualche ora o qualche giorno in più nel verde smeraldino dell’area prealpina trevigiana. E gustarsi le tanto meritate bollicine.
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