Il panorama dei consumi e delle modalità colloca la birra quale bevanda socializzante per eccellenza per il 48% degli italiani, battendo un’istituzione come il caffè (14%), ma anche il vino rosso (10%), lo spumante (8%) e il vino bianco (5%). Un’inedita sfaccettatura del “new normal” degli italiani rivelata dalla settima ricerca dell’Osservatorio Birra, che ha intercettato nuove rotte, abitudini ed esigenze dei nostri connazionali anche nelle attuali condizioni di emergenza.

 

Lo studio La birra specchio della socialità dal pre al post Covid-19, realizzato dall’Istituto Piepoli su un campione di 1.000 italiani maggiorenni rappresentativo della popolazione 18-64 anni, evidenzia una costante: cambiano stili di vita e modi di socializzare, spesso in una dimensione più intima e domestica e con più attenzione nelle uscite fuori casa, ma sempre intorno a una birra.

 

Il professor Marino Niola, antropologo della contemporaneità, condirettore di MedEatResearch, il centro di ricerche sociali sulla Dieta Mediterranea dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, rivela che da sempre dove c’è birra c’è fermento.

Bevanda sacrale

«Tutti noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa: io credo che fra poco mi farò una birra». Le parole di Homer Simpson rivelano, a modo loro, che la birra ha qualcosa di sacro che la accompagna da sempre. Non a caso gli antichi dei della birra erano anche dei dell’ospitalità. Come Radigost, venerato nell’Europa centrale, tra Germania, Polonia e Repubblica Ceca, il cui nome significa letteralmente “ospite lieto”. Ed era il protettore delle comunità, degli stranieri, dei viaggiatori, dei commercianti.

 

Gambrinus, celeberrimo dio germanico, oltre che grande bevitore e mastro birraio di Carlo Magno, fu il fondatore del porto di Amburgo. Lo stesso dicasi per Aegir, il dio del mare dei Vichinghi e di altri popoli nordici, che era famoso per la sua ospitalità, ma anche per la magia dei suoi boccali, che si riempivano da soli. In altre parole, i suoi ospiti non restavano mai a bocca asciutta.

L’identikit del consumatore di birra

Giungendo al presente, anche adesso che il legame sociale è in sofferenza a causa della pandemia, la birra conferma il suo valore conviviale. Nei mesi del lockdown gli italiani, non potendo guardarsi e toccarsi, lo facevano brindando affacciati ai balconi. O bevendo insieme ma in remoto. La ricerca Osservatorio Birra fornisce l’identikit del consumatore e delle sue curiosità.

 

Nelle ultime settimane, la lontananza forzata da ristoranti, pub e pizzerie ha dato al consumo di birra una dimensione domestica. Il 65% degli italiani ha spostato i consumi prevalentemente in casa, mentre il 35% (solo tra i 24-30 anni si arriva al 51%) continua a preferire il fuori casa. Anche tra le mura casalinghe gli italiani hanno cercato di rendere la degustazione un’esperienza gratificante: in questi mesi 1 consumatore su 2 (52%) l’ha sempre servita fredda al punto giusto, mentre il partito di chi la versa nel bicchiere di vetro (29%) batte quello di chi la sorseggia direttamente dalla bottiglia (10%).

 

In cerca di consigli

La situazione di emergenza non ha frenato la curiosità verso questa bevanda: 2 consumatori su 3 (66%) gradirebbero essere guidati nella scelta delle birre, per imparare come degustarle e servirle, mentre 1 su 3 sostiene di essere già adeguatamente informato su stili e tipologie. A proposito dei benefit che in futuro gradirebbero ricevere da un produttore di birra, gli italiani, soprattutto gli under 30, vorrebbero avere a disposizione i consigli di un esperto, reale o virtuale (27%), sui migliori abbinamenti birra-cibo. E, più in generale, corsi e webinar sulla cultura della birra.

 

Per 1 intervistato su 3 (il 35%, con punte del 43% tra i giovani) il lockdown è stato un momento per sperimentare nuove birre. Interrogati su quali saranno i simboli della nuova normalità (spesso più domestica) in ambito birrario, per 1 consumatore su 2 (46%) saranno le birre di territorio, legate per produzione o ingredienti a una determinata regione. Al secondo posto le “birre responsabili”, prodotte in modo sostenibile per ambiente e territorio (28%), mentre i giovani under 30 votano (34%) anche i piccoli formati, perfetti per assaggiare la birra anche in pausa pranzo e sempre alla temperatura giusta, o i fusti per spillatura domestica (20%) per replicare l’iconicità di una birra alla spina anche a casa.