Un paesaggio bellissimo, dolce e raffinato, un territorio ricco di storia e culla di una delle maggiori ricchezze enologiche italiane, siamo nel cuore del Chianti Classico a Radda in Chianti. Il Castello di Albola è un borgo medievale costituito da differenti costruzioni e riportato all’antico splendore, sia nella parte delle cantine storiche, che in quella dei giardini, che delle case coloniche e annessi, alcuni dei quali sono divenuti alloggi di grande charme. Davvero suggestiva la parte del castello con le due torri e la villa padronale con pianta cinquecentesca.
Furono le più nobili famiglie toscane, dagli Acciaioli ai Samminiati, dai Pazzi ai Ginori Conti, a susseguirsi nella proprietà della tenuta, acquistata alla fine degli anni ‘70 dalla famiglia Zonin, che da quarant’anni le dedica le sue migliori cure. La parte dei vigneti è stata sviluppata sino agli attuali 125 ettari vitati dei novecento complessivi che conta la tenuta. Alcune tracce della qualità di queste vigne, si trovano nel Dizionario fisico geografico del Granducato di Toscana di Emanuele Repetti che nota (1841) «Chiamasi propriamente Albola una piaggia accreditata per i suoi vigneti, dai quali si ottengono forse i migliori vini del Chianti». Albola è citata tra i possedimenti di Carlo IV e la prima traccia certa del sito si ha in alcuni rogiti e da un documento notarile del 1010 che regola i rapporti tra alcuni fittavoli albolesi e Arnolfo II arcivescovo di Milano. La diocesi milanese tenne in possesso queste terre per circa tre secoli. Poi se ne conosce la dipendenza dalla Badia di Coltibuono.
Oggi la cantina produce vini di altissima qualità grazie all’esperienza vinicola dei proprietari e alla scelta di un piemontese di Acqui Terme Alessandro Gallo che dopo la laurea in enologia ad Alba e un periodo professionale in Piemonte, rimane folgorato sulla via di Albola è si trasferisce nel Chianti.
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Dal 2004 è direttore ed enologo di Albola donando eleganza e carattere ai vini e dinamicità e stile alla vita ricettiva del borgo. Stanze e dimore di grande comfort e un ristorante che esalta la cucina del territorio in abbinamento ai vini del Castello, invitano a godere di una terra splendida. Durante l’estate anche corsi di cucina e degustazioni sia nelle cantine che nel bellissimo giardino. Dal punto di vista enologico il Sangiovese, vitigno protagonista, è lavorato con attenta selezione secondo le caratteristiche del vigneto e vinificato singolarmente. Servono tempo spazio ed energia per consentire il miglioramento della qualità. «Albola ha iniziato il suo rinnovamento - sottolinea Gallo - vigneti che hanno dai 22 anni in giù, tranne per “Acciaiolo” che è un Cabernet Sauvignon. Albola, si esprimerà ancora meglio tra dieci anni. Crescendo e migliorando. Non è vero che i vigneti giovani producono uva meno buona, anzi seguendo e rispettando le condizioni climatiche, producono grandi vini».
Il progetto “Chianti 2000” ha dato origine a cloni che meglio si adattavano al territorio, diverso da ogni altro terreno, perché più povero e sassoso. Ma i cloni di oggi maturano meglio dando origine ad un gusto più vicino agli attuali gusti del consumatore. Vini più strutturati e longevi. Una caratteristica di Radda in Chianti e di questi territori così alti, è la setosità del tannino, controbilanciato da una acidità abbastanza alta. Un’equazione che possiamo chiamare bevibilità e freschezza anche aprendo un 2014 o un 2007 come avvenuto.
“Solatio” è stata la prima selezione di Sangiovese, fatta da Castello di Albola. Il vigneto di un ettaro è un fazzoletto di terra a 450 metri, di gran carattere con una fortissima territorialità. Una vigna così forte che, dopo gli anni di bottiglia, l’identità del luogo prava, e anche su quella del vitigno. Interessante anche “Marangole” una vigna intorno all’omonima casa e che viene lavorata in parte in anfora. Uno dei vigneti di sangiovese più vecchi della proprietà. Una lavorazione abbastanza estrema, senza lieviti selezionati, con macerazioni molto lunghe che iniziano a ottobre e finiscono a febbraio. Svinatura e riposizionamento in anfora. Per questa lavorazione particolare vengono usate anfore dell’Impruneta, ma anche anfore trentine cotte a più alte temperature (in porcellana, meno porosa). Inoltre, da due anni, viene utilizzata anche un’anfora georgiana da 15 quintali, interrata come vuole la tradizione produttiva. «Un vino che stiamo lavorando ad Albola - spiega Gallo - non è in distribuzione, si può degustare e bere solo in cantina».
L’"Acciaiolo" è l’etichetta simbolo dell’azienda, un brand conosciuto quasi più dello stesso Albola. Oltre trent’anni di esercizio, tra i primi a rappresentare la proprietà. Cabernet Sauvignon classificato igt Toscana. Non esce tutti gli anni perché è una varietà tardiva che a volte fatica con le temperature più fredde di Radda. Nasce verticale, nervoso, di territorio, per nulla banale, il più atto alla longevità.
Il “Poggio alle fate” nasce dalla vigna più alta, poco più di tre ettari di chardonnay, il 2015 la prima annata. Acciaio e basta. Le prime annate sono più taglienti, successivamente addomesticate con fermentazione e maturazione in legno. È l’unico vino bianco dell’azienda, identitario, molto particolare, che va su uno stile non burroso, dolce e coperto dal legno, ma croccante nel frutto e nella varietà, per puntare ad una piacevole complessità. Al naso fruttato e di bella acidità con una punta aromatica e agrumata. Al palato classica coerenza ai sentori olfattivi cui si giunge una raffinata morbidezza che non distoglie dalla forte linearità.
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