Tra Firenze, Prato e Pistoia si trova il Carmignano, nel bellissimo fazzoletto di terra Toscana che da il nome alla denominazione. Fu il granduca Cosimo terzo nel 1716 a delimitare le quattro zone di produzione in toscana che definiscono tutt’oggi la denominazione del Carmignano. Un’antica pergamena in latino, attesta che in questi luoghi si producevano vin ore olio già all’epoca di Carlo Magno.

La nobile famiglia dei conti Contini Bonacossi acquista la tenuta nel 1926.

Nel 1947, il figlio di Cesare Alessandro Contini Bonacossi, Augusto Alessandro, venne affiancato dal primogenito Ugo, laureato in agraria. Fu lui ha trasformare la fattoria a mezzadria, in una moderna azienda agricola.

Oggi la Tenuta di Capezzana è gestita da una collaborazione dalla quarta e quinta generazione. Beatrice è la responsabile commerciale, affiancata dalla sorella Benedetta, la winemaker, mentre il fratello Filippo è responsabile della produzione dell’olio e della gestione finanziaria. La quinta generazione ha già iniziato a seguire la tradizione della famiglia.

Ettore, figlio di Benedetta, dopo sette anni di esperienza in una celebre azienda vinicola toscana, è tornato a Capezzana assumendo la carica di amministratore delegato. 

I trisnonni Alessandro e Vittorie furono tra i più importanti antiquari e mercanti d’arte del secolo scorso, capaci di sviluppare un mercato di enorme sei esso negli Stati Uniti che ha loro consentito l’acquisto di Capezzana. La loro straordinaria collezione venne donata nel 1969 allo stato italiano, costituendo la “Donazione Contini Bonacossi” le cui centinaia di capolavori sono conservati e visitabili, dal 2018, all’interno della Galleria degli Uffizi di Firenze. Tra le 145 opere di estremo valore troviamo il San Girolamo del Bernini, quadro che segna il passaggio al barocco nel 600 e il ritratto della famiglia Pazzi realizzato da Andrea del Castagno. Opere di Bianco Cappello e del Boltraffio allievo di Leonardo Da Vinci. Poi velasquaz, Goya e un quadrettino di Antonio Maria Crespi, una scena domestica che apre la scuola di stile fiammingo. 

Nella Tenuta il tempo pare sospeso, dipinti, sculture, ceramiche e mobili fanno di Capezzana una Villa rinascimentale di incredibile fascino e varcarne l’ingresso, percorrerne le sale, e ammirane l’eleganza è una vera emozione.

Pandolfo Rucellai fece costruire la Villa come casino di caccia e residenza di campagna. Sulle finestre sono presenti incisioni del 1574, ma le fondamenta sono precedenti. Già nei suoi diari si legge delle passeggiate tra i vigneti di Trefiano che all’epoca veniva già prodotto. La famiglia Rucellai resta proprietaria fino al 1700.

Una villa affasciante conservata negli anni e quasi mai toccata. Vittorio Contini Bonacossi, l’ha restaurata per abitarci con la propria famiglia nel 1979.

 

L’atmosfera è racchiusa nelle parole dello stesso Vittorio che scrive “Inizio ad amare Trefisno da piccolo, ci andai a dormire da solo in una notte buia e fredda, la Villa era allora disabitata e in parte priva di tetto, bellissima. Da sposato ci sono andato a vivere con la mia famiglia, dopo un restauro conservativo nel massimo rispetto”.

 

Altrettanta emozione nel dedicarsi alla degustazione verticale del Trefiano il primo cru di Carmignano. Dalla annata 1979 la prima vendemmia, passando per gli anni ottanta con la 83, 85 e 88 giungendo alla 1999 e proseguendo nel nuovo millennio fino alla attualmente in commercio 2019, celebrativa con un bel 40 in etichetta dei decenni di vendemmie di altissima qualità.

“Per me la prima ufficiale nel mio nuovo incarico - esordisce Ettore - e sono contento di condividere questo momento con la famiglia e il team di cantina e di campagna. Presentando la nostra prospettiva sulla storicità di questa azienda che cerchiamo di innovare con il tempo”.

 

L’annata 2019 è una pietra miliare di questa etichetta dell’azienda della famiglia.

Il numero 40 che, appunto, spicca al centro dell’etichetta, rappresenta il tempo anche se non sono 40 le annate prodotte, bensì 21 perché il Trefiano nasce solo quando merita. Un vino contemporaneo, allineato al gusto del consumatore moderno, con una grande attenzione allo svilupp dello stile e del vino, nel tempo.

 

“Come diceva nonno - aggiunge Ettore - la tradizione non è una statua ma una nave che si muove e lascia una scia dietro di se. La volontà della famiglia è proseguire questo atto di amore verso la terra”.

 

A presentare le diverse annate anche Serena figlia di Vittorio, Franco Bernabei da sempre consulente enologico della famiglia Contini Bonacossi e Benedetta, winemaker e sorella di Beatrice e Filippo,

Con loro Andrea Beconcini, consulente per la parte agronomica e Gaddo per la parte di campagna.

 

Note degustative.

La 1979 una delle migliori annate della seconda metà del 900, conserva intatto un naso di straordinario carattere per nulla debole e ancora ricco e intenso dopo 44 anni. Medesima impressione al palato dove ancora palpitano freschezza e acidità con profumi di frutta rossa, sentori balsamici e macchia mediterranea.

Le annate 1983 1985 1988 sono tutt’ora piene e fragranti con uno spettro olfattivo composito e intrigante e sorsi del tutto identitari del territorio e del vitigno. Capacità di invecchiare davvero eccellente.

Grande espressività nella 1998 piena e possente, di grande eleganza vellutata e intensa. Una 2003 di bella acidità e pienezza. Calore e spettro olfattivo eccellente.

Identità anche della splendida realtà di Capezzana che, quotidianamente, dimostra quanto sia importante che dietro una bottiglia ci siano passione e determinazione di famiglia.