Annalisa Zorzettig racconta a Milano la bella storia del suo Friuli, dei suoi vini e della sua famiglia. Ha scelto di farlo abbinando i vitigni delle sue colline ai piatti di grande respiro e creativo talento dei fratelli Mario e Remo Capitaneo, da pochi giorni balzati all’onore delle cronache gourmet per le due stelle Michelin conquistate in un colpo solo.
“Il vino è lavoro in campagna ma sopratutto un momento di condivisione e convivialità” esordisce Annalisa, piacevolmente emozionata per trovarsi, inaspettatamente in un neo due stelle Michelin. “Vedo questa coincidenza come un fatto molto positivo”.
Presentando le etichette in degustazione parla con soddisfazione del restyling della cantina che verrà ultimato nel 2024. “Stiamo terminando il progetto di ristrutturazione della cantina che vedrà presto la luce. Solitamente ho poca abitudine a festeggiare, ma quando finiremo questo lavoro sarà il momento”.
Con lei sono presenti Marco Ferrari, direttore commerciale e Antonio Noacco agronomo. “Termine riduttivo - sottolinea Annalisa presentando Noacco - è un grande professionista che “mastica” la terra e la vigna con una passione vulcanica, ci siamo trovati in linea con il concetto di sostenibilità e rispetto del vigneto come mi ha insegnato mio padre, contadino vignaiolo e uomo della terra”.
Manca Saverio Di Giacomo enologo che sta pigiando i passiti, Alan che collabora con Zorzettig sui mercati esteri e Veronica figlia di Annalisa “Ciascuno di loro mio braccio destro” dice ancora.
E racconta le novità di un’azienda che ha sempre voluto ricercare la miglior qualità, a partire dal lavoro di Giuseppe Zorzettig, papà di Annalisa scomparso nel 2020.
Un uomo che aveva grande visione, capace di anticipare concetti oggi condivisi come la sostenibilità, l’attenzione all’ambiente l’identità territoriale.
“Amo molto trovare sempre qualcosa di nuovo, crescere in qualità, dobbiamo sempre salire e faticare per salire. Portiamo semplicemente i nostri vini, già tanto per noi.
Abbiamo consolidato negli ultimi tempi cercando sicurezza, qualità e concretezza. Adesso c’è fermento, vedremo, noi ci stiamo impegnando moltissimo”.
La famiglia Zorzettig ha da sempre le sue radici a Cividale. L’attività vitivinicola inizia nel 1874 e da allora la famiglia ha lavorato con grande rispetto dell’ambiente e dei vitigni autoctoni, fino a diventare un punto di riferimento per la regione.
La cantina ad oggi produce 800.000 bottiglie su 120 ettari di proprietà. Tutti i vini sono espressione dei vitigni autoctoni friulani, con alcune piccole chicche come il pignolo, lo schioppettino o il picolit. Il 45% della produzione è destinato all’export, principalmente negli Stati Uniti e in Germania.
In degustazione il Pinot Bianco una “signora”, un vino elegante, da uve che esaltano le caratteristiche del terreno e dei profumi delle colline friulane. Un impianto di fine anni ‘60 conservato e curato con la massima attenzione.
Ancora più vecchi gli impianti del Friulano, risalgono al 1936 nella parte più alta della collina di Precotto, due ettari, per una pietra miliare della viticoltura friulana e perla della linea Myo di Zorzettig. Un vino di personalità e concretezza, che ha mantenuto la grande tradizione.
Notevole anche il Sauvignon che gode del microclima di Cividale, con straordinari risultati. Non ha eccessivi profumi e dimostra un equilibrio molto interessante.
Vero gioiello di famiglia il “Fiori di Leonie” un uvaggio di Friulano, Pinot Bianco e Sauvignon dedicato alla piccola Leonie e al nonno Giuseppe.
“Dedicato a loro - racconta Annalisa senza mascherare la sua commozione al ricordo - mio padre e mia nipote che ha una marcia in più. Mio padre la portava con se nelle vigne, faceva salire Leonie sul fuoristrada e partivano insieme ad una capretta”.
Oggi la piccola Leonie, di otto anni, chiede se hanno piegato bene le vigne. La tradizione con gli occhi del futuro.
Sempre con il medesimo credo dell’azienda: equilibrio naturale all’interno dei suoli, con sovesci a fioriture costanti per ospitare i sette organismi utili contro gli insetti dannosi.
Tutto questo in Friuli dove l’uomo è stato capace di interagire il meno possibile con la natura e ottenere risultati davvero eccellenti.
In degustazione anche due rossi, un notevolissimo Schioppettino e il Pignolo.
Infine il Piccolit, passito di eccellenza friulana che si sta rivalutando.
ASCOLTA L'INTERVISTA AD ANNALISA ZORZETTIG
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