Viene definita una valle “di passaggio”, una via diversa, più suggestiva, per raggiungere la Val di Fassa. In realtà questo piccolo angolo di Trentino, un fazzoletto di terra che si allunga inerpicandosi sui due versanti della vallata, è incantevole. Per molteplici ragioni.

 

La storia ne anima la comunità: qui si cavava prima e ancora si cava il porfido, pietra che ha impreziosito le architetture degli scorsi decenni, rivestendo ingressi e scalinate, fino a ricoprire intere strade nelle grandi città italiane, e rendendone così caratteristico non solo l’aspetto, ma anche il rumore generato quando ci si passa sopra.

 

La natura ne disegna il paesaggio con rude verticalità, senza troppi sconti, e allo stesso tempo concede alle colline anche una verde morbidezza, un disegno boschivo che ingentilisce il tutto. Molto verde, perché i vigneti lo sono, come lo sono i meleti e appunto i boschi, ma il tutto con una matrice rossa, spesso visibile a occhio nudo, talvolta celata dal manto verde. È lui, il porfido detto oro rosso, a colorare quasi mimetizzandosi la Val di Cembra.

 

Le persone che la popolano ne sono meravigliosamente orgogliose, tanto da cercare – per certi versi – una loro dimensione ideale: la “cembritudine”. E siccome il vino è sempre espressione del territorio, matrice dell’identità della terra e interprete della sua profonda anima, in Val di Cembra la viticoltura è la principale attività agricola. Piccolissimi appezzamenti, tra i 600 e i 900 metri di altitudine, vigneti che richiedono il lavoro eroico dei vignaioli, pendenze improbabili, quasi eccessive, ma sempre sfruttate al millimetro grazie alla passione e alla determinazione delle donne e degli uomini che, a mano, li lavorano e li coltivano.

botti per contenere il mosto

Questa realtà vinicola di grandissimo valore trova la sua strada nel 1952, appena dopo la fine della Seconda guerra mondiale, in un dopoguerra di ricostruzione fatto di lavoro e fatica. In quegli anni, tutti avevano un piccolo appezzamento di terra e una piccola cantina artigianale destinati al consumo casalingo, contribuendo a sfamare le “bocche di famiglia”, ossia le stesse che erano anche “braccia per l’agricoltura”.

 

La Schiava era il vitigno autoctono trentino che praticamente monopolizzava le vigne dell’epoca. Un vino semplice, versatile, per tutti i giorni: questo mercato era in mano ai mediatori che scendevano a valle cercando di strappare il prezzo più basso. Parlando con gli anziani dei borghi della Val di Cembra, ritorna l’aneddoto che racconta come questi commercianti senza scrupoli assaggiassero il vino dei vignaioli locali per sputarlo a terra in segno di poca qualità. Tutto per pagarlo la cifra più bassa possibile.

 

Ma un bel giorno quegli stessi vignaioli, che spesso la sera si ritrovavano in osteria, decisero di unire le forze e creare una cantina dove conferire ciascuno le proprie uve. Nasce così la Cantina Sociale Valle di Cembra, con un piccolo gruppo di soci. Oggi quella medesima realtà si chiama Cembra Cantina di Montagna e di soci ne conta oltre trecento. La svolta più importante avviene negli anni Ottanta quando viene eseguita una completa zonazione della valle per valutare capillarmente cosa fosse meglio piantare e far crescere. In questo modo nascono i vigneti di Müller-Thurgau a 900 metri e, sempre grazie alla zonazione, viene valorizzato ogni vitigno secondo le particolari caratteristiche dei terreni.

 

In quegli anni si capisce che la diffusione di vitigni per ottanta per cento a bacca rossa fosse esattamente il contrario di ciò che sarebbe stato l’ideale, rispetto alla conformazione dei terreni e alle esposizioni. Un profondo riassetto varietale dona nuova vita enologica alla Val di Cembra e ne ridisegna la mappa ampelografica: arrivano Chardonnay, Müller-Thurgau, Riesling e Pinot Nero per base spumante.

 

Cembra Cantina di Montagna è questo. Una realtà di altissima qualità e profonda e appassionata professionalità che studia, seleziona, sceglie, sperimenta con un solo obiettivo: rendere l’identità del territorio la principale caratteristica dei suoi vini. Una idea tenace, illuminata, a tratti onirica, portata avanti con talento e ispirazione da Stefano Rossi, enologo e poeta del vino nato proprio tra questi boschi a Verla di Giovo. Enologo per gli studi a San Michele all’Adige e Udine, ma anche calciatore di ruolo centrocampista nelle file del Cembra, una bella realtà sportiva locale. Poeta del vino, azzecca le scelte enologiche passeggiando per i vigneti e cercando ispirazione proprio dove il terreno è più ripido e lo sforzo più difficile.

 

Visitare i vigneti di Cembra Cantina di Montagna con Stefano Rossi è un privilegio, ogni suo sguardo ritrova una storia di vite e di uva, un aneddoto che riguarda i soci della cantina, l’ispirazione enologica di uno dei vini. Per degustare Oro Rosso Trento Doc Metodo Classico di Cembra saliamo al castello di Segonzano, in realtà i resti del maniero costruito nel 1216 e ceduto da Federico Vanga, vescovo di Trento, prima alla famiglia Scancio e successivamente alla famiglia Aprato. Raso al suolo da Napoleone, il castello conserva un maestoso sguardo sulla vallata, regalando dalle sue mura un colpo d’occhio perfetto per gustare la freschezza e l’eleganza del metodo classico. Scendendo verso la cantina, si possono ammirare le cosiddette Piramidi di Cembra, formazioni rocciose naturali di artistica bellezza.

bottiglia di vino

Sotto il porticato della cantina troneggia una Marmonier che possiamo definire la “Rolls Royce” delle presse. La sua capacità di lavorare manualmente e pressare le uve con estrema delicatezza e perfetto equilibrio, come se esercitasse la pressione di pollice e indice di una mano, è uno degli elementi fondamentali della qualità di Oro Rosso e anche di un secondo metodo classico, di grande espressività, quasi pronto a far compagnia al fratello maggiore.

 

«Questo torchio – descrive Rossi – è la chiave della qualità: non diraspa e fa uscire solo il mosto. L’uva viene raccolta in vigna in piccoli contenitori e portata in cantina per essere raffreddata. La mattina seguente si scarica l’uva nella Marmonier con grande delicatezza: come fosse uova, l’uva va adagiata e non buttata nella pressa. Due contenitori si alternano sotto la pressa, dopodiché fuoriesce il mosto, in modo lento e continuo. Poi, con il forcone, si crea una piramide con ciò che avanza e si pressa ancora per terminare il lavoro a mano. Compito dell’enologo è controllare la consistenza con lo sguardo e con l’assaggio del mosto: artigianalità allo stato puro».

 

Batteria di vini bianchi davvero affascinati, con un eccellente Chardonnay e un Müller-Thurgau di gran carattere e piacevolissima matrice territoriale, dove la freschezza rincorre profumi floreali e sviluppa un sorso intrigante e raffinato. Ottimo anche il Riesling che si differenzia per profumi, sentori ed emozioni al palato, ma ugualmente si affianca per qualità agli altri prodotti. Infine il Pinot Nero, la cui freschezza di altura ne disegna con grande eleganza e contemporanea godibilità quel carattere pieno di vino di montagna.

 

Una terra da visitare e nella quale passare qualche notte, la Val di Cembra, tra vigneti estremi e artigianalità agricola, come quella dell’Allevamento Silpaca che troviamo a qualche chilometro dalla cantina e raggiungibile con una bellissima gita in e-bike. Una realtà dove Ilaria Baldo, il marito Silvio Zanotelli e il suocero Elio hanno trovato ispirazione e bellezza. I tre, oggi, allevano una quarantina di alpaca, mammiferi originari del Sudamerica. Gli animali in inverno brucano l’erba tra i filari di vite (la famiglia è socia di Cembra Cantina di Montagna) e concimano i vigneti creando una filiera naturale perfetta. Vengono tosati per la lana e sono anche socialmente utili per gli anziani che soggiornano nella vicina casa di riposo. A Silpaca producono anche un succo di mele davvero superlativo, completamente naturale e senza zuccheri aggiunti.

tre esemplari di alpaca

La stazione ferroviaria più vicina per esplorare la Val di Cembra è quella di Lavis, servita dal sistema dei treni regionale. Trento e Bolzano, nello specifico, sono servite sia da collegamenti alta velocità Frecciarossa che da Intercity.

 

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