La consuetudine di battezzare le locomotive è antica quanto le ferrovie stesse.
Già le prime tre macchine che esordirono sulla Napoli-Portici nel 1839 sfoggiavano sulle fiancate una targa dorata con i loro nomi in bella evidenza, Vesuvio, Bayard e Longridge. Successivamente questa pratica perse solennità, ma non scomparve.
Anzi: alcuni nomi di locomotive, assegnati dai ferrovieri come una sorta di vezzeggiativo, malgrado non siano mai stati ufficializzati, sono giunti fino a noi.
Tra Signorine (le locomotive a vapore del gruppo 625, che in curva avevano un andamento ondeggiante e aggraziato) e Micette (le automotrici ALn 668, che con la loro livrea particolare ricordavano un muso felino), spiccano nomi fantasiosi e ormai iconici, come Settebello e Arlecchino, dell’epoca degli elettrotreni, ma anche Polifemo, grazie al lunotto frontale unico, e Testa di Vipera, per la spigolosa aerodinamicità della cabina di guida.
Dalla fine degli anni ‘60 vengono banditi dei veri e propri concorsi attraverso il periodico aziendale “Voci della Rotaia” per scegliere i nomi dei nuovi treni, come la Tartaruga e il Caimano. L’ultimo concorso di questo genere viene pubblicato nel giugno 1979, con un box intitolato “Un nome per la E 633”.
I lettori vengono chiamati a inviare le loro proposte, poi valutate da una commissione presieduta dal Direttore Generale di FS. “Voci” del febbraio 1980 ufficializza il nome prescelto: Tigre.
Disegno originale apparso su Voci della Rotaia febbraio 1980
Ben 23 partecipanti avevano indicato lo stesso nome, tanto che per sancire la vincitrice finale, è necessaria un’estrazione da parte di una donna di ventisei anni assunta da pochi mesi. Questa poca originalità nelle proposte è indicativa della sensibilità del personale FS di allora, che ben comprese l’evoluzione tecnica ferroviaria e la portata storica dell’esordio di quella che sarebbe stata una delle locomotive più affidabili e potenti fino ad allora.
La fiancata della nuova locomotiva elettrica, progettata per trainare convogli merci e passeggeri anche sulle linee più difficili, viene da subito arricchita con un disegno commissionato all’illustratore romano Sergio Ippoliti. Il simpatico felino disegnato ricorda la tigre disneyana de “Il libro della giungla” e ci consegna un vero e proprio brand immortale.
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